Servizio taxi: costi di gestione al top in Italia

I tassisti nelle principali piazze italiane hanno incrociato le braccia ed hanno posteggiato le macchine mettendo il cartello “fuori servizio” per protestare contro le liberalizzazioni del Governo Monti. Non è la prima volta che la categoria torna a protestare ogni volta che si tenta di “allargare” il comparto con misure varie tra cui quella di incrementare il numero delle licenze. Chi la licenza l’ha comprata a peso d’oro non ci sta a vedersi svalutato un investimento che rischia di andare in fumo; e nello stesso tempo non si può di certo dire che i tassisti individuino una categoria privilegiata e ricca rispetto ad esempio ai notai.

Inoltre, c’è anche da dire che a carico di un tassista in Italia i costi di gestione sono i più elevati tra tutti i Paesi del Vecchio Continente. A rilevarlo è la Cgia di Mestre in base ad un’elaborazione che ha preso a riferimento le tasse da pagare, l’assicurazione, i prezzi di listino delle auto, ed anche il costo da sostenere per il gasolio per autotrazione.

Nel dettaglio, rispetto agli altri grandi Paesi d’Europa il gasolio ai tassisti italiani rispetto ai colleghi del Vecchio Continente costa il 16% in più. La pressione fiscale è superiore in media del 3%, mentre addirittura la copertura di responsabilità civile costa il 58% in più. E nell’ultimo anno i prezzi delle vetture sono aumentati di quasi il 3% grazie anche al recente aumento dell’aliquota Iva ordinaria dal 20% al 21%. Nel complesso, quindi, tra i costi di gestione elevati, ed il rischio di vedersi svalutata la licenza, quello tra i tassisti ed il Governo rischia di essere in tutto e per tutto un braccio di ferro.

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