La preghiera della Lega del Cane: a Pasqua fai un gesto d'amore

La Lega Nazionale per la Difesa del Cane è un’associazione privata che da più di 50 anni lotta contro ogni tipo di maltrattamento o sfruttamento degli animali. A pochi giorni dalla Santa Pasqua, il direttore dell’Ufficio Comunicazione e Sviluppo della LNDC, Piera Rosati, diffonde un comunicato molto importante, rivolto a tutti coloro che porteranno sulle loro tavole carne di agnello per festeggiare la Pasqua.

Il titolo del suo intervento è molto chiaro: “Ascolta questa preghiera. Difendiamo il diritto alla vita”. Una riflessione sul ruolo dell’agnello nella storia del cristianesimo, a partire dal Vecchio Testamento quando il sangue di questi animali veniva usato per segnalare le case dei cristiani ed evitare che l’angelo della morte si abbattesse sui piccoli di quella casa, fino al Nuovo Testamento che vede l’agnello diventare il simbolo stesso di Gesù, definito come “l’agnello di Dio”.

Punto cardine dell’intervento è quello in cui si fa riferimento alla scelta dell’agnello: “La Chiesa ha scelto l’agnello come stemma di Cristo. Appunto per indicare la sua filosofia: i deboli e umili saranno innalzati e i potenti dispersi nei loro pensieri”. È proprio su questa frase che inizia realmente la riflessione: siamo forse troppo distratti dalla nostra vita, dai nostri pensieri e dalle nostre preoccupazioni per pensare alla sofferenza degli altri. Perchè dopo secoli e secoli di storia, siamo ancora così legati ad una tradizione tanto crudele? Uccidere il debole, il più piccolo, per riempire la tavola già pienamente imbandita nel giorno di Pasqua?

L’intervento prosegue: “Ogni anno Dio cerca di farci capire che la strada può essere diversa e noi ci attacchiamo a vecchie interpretazioni per dimostrarGli quotidianamente che il nostro peccato originale è indelebile e che per vizio e distrazione continuiamo a uccidere indiscriminatamente”. Sembra proprio che il male delle nuove generazioni sia la distrazione, la mancanza di empatia verso qualcuno che sta soffrendo. Ed è per questo che la Lega Nazionale per la Difesa del Cane invita tutti, cristiani e non, a non mangiare carne d’agnello il giorno di Pasqua facendo un fioretto che rispetti il comandamento cristiano “Non uccidere”.

Il comunicato si conclude con un l’appello finale: “Non serve continuare a dimostrare le nostre debolezze con il sacrificio di tanti esseri viventi per celebrare la Santa Pasqua. In questo modo, il valore di una fede autentica, profondamente spirituale e rispettosa di tutto il creato, verrebbe ulteriormente arricchito da una prova di grande umanità”.

Si stima che quest’anno la mattanza degli agnelli e dei capretti porterà alla morte di circa 700.000 esemplari, strappati via dalle loro madri a poco più di un mese di vita e stipati in camion freddi e angusti. Un viaggio di morte che porterà i cuccioli verso i macelli, dove saranno appesi ad un gancio e sgozzati, belando in maniera così forte da ricordare il pianto di un bambino e aspettando il sopraggiungere della morte.

Viene spontaneo chiedersi come sia possibile una contraddizione così ovvia: come la morte di un cucciolo strappato via in modo barbaro dalla madre, può rappresentare una “festa di Pace”?

La Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente (FIDAA) lancia un appello: “Mangiare carne di capretto o agnello a Pasqua non è una tradizione cristiana né tantomeno un obbligo. Semmai un’anacronistica usanza sempre meno seguita, che alimenta un mercato in lento declino, il quale comunque ogni anno costa la vita a circa 4,5 milioni di animali in tenera età”.

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