Nel “Flytilla day” attivisti bloccati da Israele a Roma

Bloccati attivisti di “Welcome to Palestine” in tutta Europa mentre cercavano di imbarcarsi sui voli di varie compagnie aeree per raggiungere Tel Aviv. Nel “Flytilla Day“, ovvero il giorno in cui migliaia di attivisti si dovevano radunare a Betlemme per partecipare all’inaugurazione di un istituto scolastico, Israele ha deciso di bloccare moltissimi passeggeri diretti sul suo territorio, bollandoli come “indesiderati”.

L’operazione “Welcome to Palestine” è stata indetta da diverse organizzazioni filo-palestinesi per denunciare l’occupazione dei territori da parte delle autorità israeliane. Gli attivisti che erano pronti a partire da tutto il mondo e avevano rassicurato Israele: “Giungiamo armati solo dei nostri spazzolini da denti”. Il loro viaggio verso la Cisgiordania è stato però bloccato dalle autorità israeliane, che già nei giorni scorsi avevano espressamente vietato ad alcune compagnie aeree di imbarcare gli attivisti identificati. Decine di attivisti sono stati bloccati questa mattina agli aeroporti di Roma, Parigi e Ginevra mentre cercavano di partire per Tel Aviv.

Anche Alitalia, questa mattina, ha deciso di negare l’imbarco ad un piccolo gruppo di attivisti italiani facenti parte di “Welcome to Palestine“; nel gruppo c’era anche il vignettista Vauro Senesi. Agli attivisti non è stato concesso di volare e gli è stata consegnata una notifica di divieto di volo verso Tel Aviv, dovuto a una “direttiva dell’Autorità per l’immigrazione e la frontiera dello Stato di Israele secondo la legge del 1952 che disciplina l’ingresso sul territorio di Israele”.

Fabio Marcelli, membro dell’associazione Giuristi Democratici, ha sottolineato come la direttiva israeliana dimostri “il prevalere della paura, tra le autorità israeliane, rispetto a manifestazioni a favore della Palestina che porta a queste misure repressive”. Gli altri attivisti italiani hanno poi protestato anche sulla forma della notifica che gli è stata consegnata, sulla quale non c’era alcuna firma di funzionari di stato israeliani. In questo caso si tratterebbe di una vera e propria “black list, che a priori viola la libertà di circolazione di comuni cittadini italiani”.

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