Montezemolo stronca Casini e guarda a Berlusconi

Nei giorni scorsi si è diffusa la voce che agli inizi di aprile si è tenuto un incontro privato tra l’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, e il numero uno di Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo. Non è dato sapere di preciso cosa si siano detti i due, ma trapela una forte comunanza di idee sull’economia, con entrambi concordi sulla cessione del patrimonio pubblico immobiliare, al fine di abbattere il debito e risanare i conti. Ma è ovvio che non si saranno incontrati per parlare del debito pubblico, visto che da quando la notizia è stata diffusa, non si fa altro che parlare dell’ingresso dell’imprenditore in politica, del tipo di progetto possibile e in che modalità.

Un’altra ovvietà è poi che l’incontro tra Berlusconi e Montezemolo rappresenta una presa di distanza dal leader UDC, Pierferdinando Casini, con cui pure sembrava esserci un certo flirt, negli anni scorsi, soprattutto, da quando Fini ha lasciato il PDL e ha fondato Fli. Pare, infatti, che sia stato proprio il presidente della Camera a tentare fino al recentissimo passato di costruire un’alleanza con Montezemolo, cosa che non sembra essere andata a buon fine.

Per quanti ancora avessero avuto qualche dubbio sul fatto che Montezemolo abbia mollato Casini e Fini, parla molto chiara la presa di posizione della sua Italia Futura, l’associazione di cui è presidente e fondatore, che si è trasformata negli ultimi tempi in un pensatoio liberale e liberista, che raccoglie la collaborazione di diversi esponenti dell’Istituto Bruno Leoni, think tank conservatore e liberista, vicino tradizionalmente al centro-destra, in particolare, all’attuale PDL. Dalle pagine web dell’associazione, si legge una scomunica bella e buona contro il tentativo di Casini di apparire come l’uomo nuovo della politica italiana, trasformando la sua UDC in Partito della Nazione, passando per la cooptazione di qualche tecnico tra i suoi dirigenti.

Nella nota ufficiale di Italia Futura, si legge che non sarebbe cosa seria pensare che il cambio di un nome diventi in sé il progetto per la costruzione di un’area moderata. Sia Alfano che Casini, si legge, l’uno con l’annuncio roboante di una grossa novità e l’altro con il cambio di sigla, pensano che il marketing aiuti a vendere un prodotto che non c’è.

Uno schiaffo molto forte a Casini, anche se non sarebbe meno pesante quello rifilato al segretario del PDL. E, tuttavia, dalle parti di Via dell’Umiltà, si guarda alla nota di Montezemolo con soddisfazione, perché se è vero che in teoria sarebbe stata una presa di distanza da entrambi i leader, è altrettanto indubbio come ciò sancisca, anzitutto, la bocciatura del progetto di Casini, mentre la stessa risposta di Alfano sarebbe molto eloquente. Nessuna frase stizzita dal segretario, ma solo un “benvenuto” a chiunque aiuti a rifondare la casa dei moderati italiani.

Un grande risultato ad oggi Berlusconi lo ha ottenuto già: ha messo in secondo piano il progetto di Casini, dando la sensazione che si stia costruendo qualcosa di più grosso da parte del PDL.

Sempre negli ambienti del centro-destra trapela poi che Montezemolo non dovrebbe sciogliere la riserva su un suo ormai molto probabile ingresso in politica, prima dell’estate. L’imprenditore teme che la vecchia politica politicante di questi mesi lo bruci, mentre resterebbe in attesa di verificare il percorso futuro del PDL.

Già, cosa farà il PDL? Trascorse le elezioni amministrative, pare che l’intenzione di Berlusconi sia di dare una svolta al partito, creando una sorta di listone nazionale, dove potrebbero convergere altre formazioni che si oppongono alla sinistra italiana. Il tutto impedirebbe a Casini di appropriarsi del marchio di “unico e vero moderato”, evitando che il PDL perda ulteriormente appeal e consensi.

Montezemolo potrebbe rientrare in questa strategia, anche attraverso la creazione di una lista apparentata, per quanto autonoma dal PDL. Non sembra, infatti, che lo stato attuale delle cose gli consenta di fare ingresso in questo partito, mentre sarebbe auspicabile che l’imprenditore riesca a catalizzare i voti in uscita da tempo dal PDL, oltre che quelli al centro, in modo da creare i presupposti per un’alleanza non solo alternativa alla Lega, ma forse persino allo stesso Casini.

Anche Montezemolo diffiderebbe molto del leader dell’UDC, perché non lo considererebbe affidabile, ma lo vedrebbe come il solito democristiano, sempre dedito agli equilibrismi della politica, piuttosto che a mettersi a capo di un vero cambiamento.

In questa nuova prospettiva, le ultime dichiarazioni di Montezemolo iniziano ad essere meno prudenti e bipartisan del passato. Oltre alle critiche a Casini e ad Alfano, dalle pagine di Italia Futura c’è una stoccata al segretario del PD, il quale, avendo abbracciato il ritorno alla socialdemocrazia di Hollande, non si renderebbe conto che il nostro Paese non sarebbe nelle condizioni di fare quel tipo di politica, visto che siamo una nazione molto indebitata.

Dovremo attendere ancora qualche settimana, dopo la chiusura dei seggi dei ballottaggi, per iniziare a intravedere il nuovo percorso del PDL, che pare essere destinato a un avvicinamento all’area di Montezemolo.

 

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