Angela Merkel teme isolamento. A rischio anche Monti

Due alleati in meno in un solo giorno. La scorsa domenica non sarà stato il giorno migliore per la Germania del cancelliere Angela Merkel, che ha vissuto in poche ore la sconfitta al primo turno delle presidenziali del fido alleato subordinato Nicolas Sarkozy e la caduta del governo olandese di centro-destra, guidato dall’altrettanto alleato di ferro, il premier dimissionario Mark Rutte. Certo, resta ancora la speranza che Sarkozy possa farcela il prossimo 6 maggio, ma comunque andasse a finire, certamente dalle urne è uscito un quadro nitidissimo. Hanno avanzato nei consensi solo i candidati anti-europeisti e contrari all’asse Merkel-Sarkozy, già ironicamente battezzato Merkozy.

E’ il caso del 18% di Marine Le Pen, che ha battuto proprio il tasto del sentimento anti-Berlino per conseguire il massimo storico raggiunto da un candidato del Fronte Nazionale.

Lo stesso François Hollande ci ha fatto una campagna elettorale contro il rigorismo della Merkel, ottenendo il primato di essere stato il primo avversario di un presidente in carica ad imporsi al primo turno. C’è poi la sinistra radicale del Front de la Gauche, di Jean-Luc Mélénchon, che ha raggiunto circa il 10% dei consensi, puntando contro le politiche rigoriste di Germania e Francia. Per non parlare delle altre minuscole formazioni, il cui Leitmotiv è stato la lotta al merkelismo. Un solo candidato si è presentato in Francia quale difensore dell’Europa, il centrista François Bayrou, che non è un caso abbia ottenuto un risultato scarso e non ha certamente avuto un perché in questa campagna elettorale. E cosa dire anche dello stesso Sarkozy, che dopo essere stato l’alleato riverente del cancelliere tedesco, in campagna elettorale ha evitato di associarne l’immagine, puntando più sull’orgoglio nazionale, che sulla fantomatica Europa.

Per questi motivi, già da ieri a Berlino si respira un’aria alquanto preoccupata. Perdere Sarkozy significa privarsi dell’alleanza con la seconda economia europea. La voce tedesca rimarrebbe isolata all’interno del contesto europeo, mentre ovunque in Europa avanzano formazioni anti-europeiste, foraggiate proprio dall’odio diffuso tra i cittadini contro questa Europa delle costrizioni, delle regole e delle privazioni, senza mai un successo, senza alcuna prospettiva e idea complessiva di società.

Emblematico è stato il caso olandese. Il governo del premier Rutte ha dovuto rassegnare le dimissioni la scorsa domenica, dopo la rottura delle trattative con la destra radicale di Geert Wilders, leader del PVV, il Partito della Libertà. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di tagliare le pensioni, cosa a cui il PVV si è opposto, sostenendo che non sarà versata una sola goccia del sangue dei pensionati olandesi, per compiacere i burocrati di Bruxelles.

E’ un pò la stessa musica che si respira in ogni latitudine. Il prossimo 6 maggio, proprio in concomitanza con il secondo turno delle presidenziali francesi, si vota per il rinnovo del Parlamento in Grecia. Inutile dire che si prevede un terremoto politico nello stato più stremato dalla crisi finanziaria. I sentimenti anti-tedeschi qui saranno captati da svariate formazioni a destra e sinistra. Si rischia il caos.

Ma la stessa Italia non è immune dall’ondata di forte anti-europeismo che sta travolgendo tutti i governi nazionali. La crescita nei consensi dei partiti anti-sistema, come quello di Beppe Grillo, altro non è che un voto di rabbia e di protesta contro la politica sottomessa ai diktat dei tecnici, imposti da Bruxelles.

Paradossalmente, colui che era arrivato a Palazzo Chigi per resuscitare le sorti di un’Italia al collasso, adesso viene avvertito come una figura imbarazzante, anche a livello internazionale. Ad oggi, il premier Mario Monti non ha raggiunto alcun risultato concreto, se non quello di avere suscitato l’esasperazione degli italiani per l’aumento abnorme della pressione fiscale, rilevato non ultimo anche dalla Corte dei Conti.

Siamo in piena recessione, mentre aumentano solo le tasse e il tasso di disoccupazione. Il vanto di essersi presentato a novembre come l’amico dei tedeschi si sta trasformando in un boomerang per Super-Mario, smentito dagli stessi mercati finanziari, con lo spread risalito stabilmente da svariate sedute a oltre 400 punti base.

E lo stesso Fondo Monetario certifica che l’Italia sarà l’unica economia europea in recessione anche nel 2013. Un grosso successo dell’era Monti, che non potrà che trovare come unico rifugio il bunker di Berlino.

Il cancelliere tedesco si dice fiduciosa che Sarkozy possa farcela, sebbene ormai un pò tutti valutino l’opportunità di iniziare ad allacciare rapporti con Hollande. Di sicuro, l’arrivo del socialista all’Eliseo non aprirebbe una guerra tra Parigi e Berlino, ma isolerebbe la Germania nell’adozione di quella cura da cavallo propinata senza alcun’altra prospettiva dai tedeschi.

I timori della Merkel si chiama Eurobond ed Esm. Ora che la Germania rischia di trovarsi isolata in Europa, avrà molta meno capacità di resistenza alle richieste di molti stati dell’Eurozona di adottare un modello unico di emissione del nuovo debito.

Altra possibile batosta: il fondo europeo permanente di salvataggio, l’Esm. Gli USA chiedono esplicitamente a Berlino di aumentarne la dotazione a 1000 miliardi di euro, ma i tedeschi non vogliono sentirne parlare. Se all’Eliseo dovesse sventolare la bandiera con la rosa nel pugno il prossimo 6 maggio, questo potrebbe essere il primo boccone amarissimo che i tedeschi sarebbero costretti ad ingoiare. Il primo di una serie.

 

 

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