Disoccupazione al top da 1977, interviene Napolitano

All’indomani dalla pubblicazione dei nuovi dati Istat sul livello di disoccupazione giovanile, è il Capo dello Stato a intervenire con una decisa presa di posizione su un fenomeno che sta assumendo dimensioni allarmanti.

Secondo l’Istituto di rilevazioni statistiche, i senza lavoro tra i ragazzi sono aumentati del 12,0%, il livello più alto sia dalle serie mensili (gennaio 2004) che da quelle trimestrali, avviate nel primo trimestre 1977, ben 36 anni fa.

Un esercito di disoccupati che riflette l’immobilismo di un paese che stenta a riformarsi e a prendere coscienza della necessità di una rinascita economica e culturale.

A riguardo, è intervenuto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale in un’intervista, definisce la disoccupazione giovanile: “Questione sociale – di cui – bisogna farsi carico ponendola al centro dell’azione pubblica, che deve connotarsi per un impegno sempre più assiduo nella ricerca di soluzioni tempestive ed efficaci alle pressanti istanze dei cittadini” e continua “La fiducia potrà rinascere – ed essere a sua volta volano di migliori risultati – se le risposte saranno coerenti e mirate in uno sforzo continuo volto a riorientare l’utilizzo delle risorse pubbliche perché possa concretamente avviarsi una nuova fase di sviluppo e di coesione sociale”. Parole pronunciate a due giorni dalla Festa della Repubblica, quella stessa che porta impressa sulla sua Carta Costituzionale il diritto al lavoro come primo principio fondante per la sua democrazia, e che oggi appare quasi come un concetto evanescente, prestato soltanto alla retorica e alle buone intenzioni dei comizi elettorali.

Il 40% di disoccupazione giovanile significa crisi concreta di un paese. La mancanza di lavoro è molto di più della frustrazione giovanile, è molto di più dell’incapacità dei politici di allinearsi ai più evoluti paesi d’occidente, vuol dire stroncare il futuro e impedire a una società di progredire e crescere.

I dati sono inquietanti: si attesta, infatti, al 41,9% nel primo trimestre del 2012 il tasso dei senza lavori tra i 15 e i 24 anni. Nel primo trimestre del 2013, balziamo al 12,8%. Senza considerare il lavoro precario che investe l’intera generazione 25-35. Un’intera popolazione composta da lavoratori a progetto, a tempo determinato e a finte partite iva che pur con un impiego non possono costruirsi un’indipendenza, un futuro. Questa è l’Italia di oggi, resta difficile, quindi, immaginare l’Italia di domani.

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