Sconfiggere la crisi: l’Islanda propone il ripudio del debito pubblico

La crisi continua a farsi sentire con effetti, ancora in evoluzione, su tutti i paesi sviluppati. La politica di austerity imposta dall’Unione Europea e raccomandata particolarmente dal cancelliere tedesco Angela Merkel non ha portato ai risultati sperati; i paesi “Piigs”, cioè i paesi maiali che hanno sperperato denaro pubblico, non riescono ad uscire da una recessione economica che sembra autoperpetuarsi.

Il raggiungimento del 3% nel rapporto deficit pubblico/Pil è stato coperto in molti paesi da un aumento del livello di tassazione, ma ciò non ha fatto altro che peggiorare sia le condizioni economiche dei cittadini, il cui risparmio privato è crollato, sia i bilanci delle imprese che devono affrontare costi troppo elevati.
L’Islanda, partner commerciale dell’Eurozona e interessata inizialmente ad entrare nell’Unione e nell’euro, ha proposto una sua politica economica per sconfiggere la crisi: non ripagare l’ingente debito pubblico.

Perchè l’Islanda ha preso questa decisione?

Secondo il premier islandese Sigmundur David Gunnlaugsson, le banche europee funzionano con gli stessi meccanismi che hanno portato le stesse banche islandesi al fallimento, costituendo un’ostacolo all’eliminazione del controllo dei capitali. In effetti gli istituti bancari, attraverso il credit crunch, limitano non solo le aziende, ma anche la credibilità di una nazione che non riesce così a reperire fondi per gli investimenti e per la gestione dei servizi.

Come ridurre un elevato debito pubblico?

Le opzioni che ha un governo per ridurre un elevato debito pubblico sono tre: la prima è quella di generare avanzi primari sufficientemente ampi, cioè le entrate nelle casse dello Stato devono essere di gran lunga superiori delle uscite; la seconda è ricorrere al finanziamento della banca centrale, mentre l’ultima è il ripudio del debito sovrano, totale o parziale, introducendo delle imposte sui titoli pubblici che non erano previste al momento dell’acquisto da parte degli investitori, o semplicemente cancellando il debito in essere.

Il ripudio del debito pubblico è sempre la soluzione migliore?

Tra le tre soluzioni possibili per una politica di riduzione del debito pubblico, questa è sicuramente la più traumatica. Ripudiando interamente o totalmente il debito sovrano, si rompe il rapporto di fiducia tra cittadini e governo, con i primi che difficilmente sarebbero disposti a sottoscrivere un nuovo debito sovrano. L’unica soluzione per convincere gli investitori è quella di offrirgli un premio per il rischio, cioè un tasso di interesse molto alto, deprezzando in maniera significativa i propri titoli.

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