I costi dell’instabilità politica sul sistema produttivo

Le vicissitudini politiche al centro del dibattito di questi giorni ci hanno distratto parzialmente da alcune evoluzione che l’instabilità politica derivante ha determinato per le famiglie e le imprese.
Mentre un Governo in crisi cerca i numeri per costruire una nuova maggioranza, nel paese è entrato in vigore l’aumento dell’IVA, la disoccupazione ha toccato il nuovo record del 12,2% (+1,5% su base annua) e le previsioni sull’andamento del PIL nel 2013 si rilevano peggiori delle stime di qualche mese fa.

Non dobbiamo guardare quindi agli indicatori macroeconomici come se il loro andamento fosse guidato solo dalle conseguenze della crisi internazionale, ma i valori risentono anche del clima di instabilità che non consente alle imprese e alle famiglie di ragionare con un orizzonte temporale di lungo periodo e soprattutto con fiducia.

Il CNEL, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, ha presentato un rapporto che illustra tutta la tragicità della situazione nazionale, a partire dal lavoro, ambito in cui tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di un milione di unità.
La brutta notizia è che il CNEL afferma si tratti ormai di disoccupazione strutturale, quindi indipendente da cicli economici fisiologici, ragione per cui le persone fuoriuscite dal mercato del lavoro negli ultimi anni rischiano di non riuscire ad accedervi nuovamente.

Il Presidente di Confindustria Squinzi ha così commentato i dati del rapporto CNEL: “Con tre milioni e 100mila disoccupati abbiamo segnato un record storico dal dopoguerra per il nostro Paese. Con la crisi di governo il PIL si attesterà a -1,8% nel 2013 e sarà in calo anche per i prossimi due anni”.
A fare eco alle parole di Squinzi c’è Gianfelice Rocca, Presidente di Assolombarda: “L’instabilità è un attentato a ciò che migliaia di imprese italiane fanno ogni giorno per stare sui mercati. L’instabilità leva reddito alle famiglie e ai lavoratori. È il momento di dire basta. Non è più il momento di giocare col fuoco. Chiediamo al Parlamento un atto di responsabilità e indipendenza, individuando la strada per dare al Paese un’immediata risposta”.

Al coro dei rappresentati del mondo produttivo, deluso dalla mancata incisività del Governo nelle questioni economiche più preoccupanti, si aggiunge Sergio Gulinelli, Presidente di Coldiretti Ferrara con le seguenti dichiarazioni: “Tutti i dati ci indicano una generale contrazione dei consumi, anche se ormai risparmiare è sempre più difficile. E dal primo ottobre, l’incremento di un punto percentuale di Iva non farà altro che acuire la situazione, con ricadute gravi su tutti, imprese e cittadini, soprattutto i meno abbienti”.

Intanto è partito il Click Day, cioè la possibilità di fare richiesta di accesso ai fondi per l’assunzione di under 30 a condizioni agevolate. Nelle prime ore le domande ricevute sono state 5.000 su un totale disponibile di 20.000. Qualcuno parla di flop, altri sono più fiduciosi e c’è chi di nuovo tira in ballo l’ instabilità politica come ostacolo che le imprese vedono all’assunzione di nuovi lavoratori.

Il comune denominatore delle richieste provenienti dal mondo dell’impresa è un grido d’allarme al Governo, affinché superi velocemente l’impasse partitica e si dedichi alla produzione di quelle riforme urgenti per incentivare le assunzioni e sgravare il peso fiscale dal groppone delle imprese.

Anche il mondo della finanza spera in una rapida risoluzione della crisi di Governo e guarda con positività all’ipotesi di un Letta-Bis. L’ottimismo degli operatori è dimostrato dalla chiusura a +3,11 del FTSE MIB nella giornata di ieri e dal lieve calo dello spread a 258,60, attestandosi sotto la soglia dei 260 punti.

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