Meet the Media Guru presenta Zygmunt Bauman

Ieri Milano ha ospitato uno dei sociologi più importanti al mondo, il guru della sociologia, anche se egli stesso all’inizio dell’incontro ha voluto sottolineare che non ama definirsi tale.
Zygmunt Bauman ha intrattenuto il pubblico milanese ieri al Teatro dal Verme, che non ha potuto contenere tutti i curiosi che avrebbero voluto vederlo dal vivo e che hanno potuto comunque seguire l’evento in live streaming, comodamente da casa, commentando le pillole di saggezza che il sociologo ha regalato in diretta su twitter. E sono stati così tanti i tweet che l’hashtag #MMGBauman è diventato subito trending topic ed è rimasto tale per quasi tre ore.

Bauman ha iniziato subito a parlare di internet e della rete, differenziando i concetti di online e offline, definendoli due mondi paralleli. Ormai possiamo dire di vivere nel mondo dell’online, le statistiche dicono che passiamo in media dalle 7 alle 9 ore della nostra giornata davanti al pc. Il nostro mondo, quello che è sempre esistito, è stato rinominato come offline proprio a causa della nascita di quello online. Ormail il mondo offline è quello che ci concediamo come pausa quando stacchiamo da tutti quei “gadget tecnologici” che ci proiettano nell’altro mondo. Bauman ha anche posto l’attenzione sull’età in cui i ragazzi, i bambini si avvicinano al mondo parallelo già a 4 anni.

Bauman ha continuato affermando che il percorso dell’umanità equivale al progresso, che può essere sintetizzato come promessa di più comodità e più comfort. Egli sostiene che in questo momento la cultura sta avendo uno sviluppo negativo, perchè il progresso ci sta portando tante nuove conoscenze ma al tempo stesso ne stiamo perdendo altrettante, conoscenze che in un altra epoca sarebbero state fondamentali per la sopravvivenza.
L’automatizzazione ci ha portati ad acquisire conoscenze nuove per far funzionare tutte queste macchine che ora ci circondano, ma ce ne ha sottratte delle altre, e inoltre ci ha sottratto anche posti di lavoro, creando una disoccupazione funzionale.

Dopo questa riflessione sugli aspetti negativi del progresso, non poteva mancarne una sul consumismo, grande bestia e forza dei nostri tempi, Bauman ne parla dal punto di vista dei rapporti sociali, sostenendo che le persone stanno traslando il consumismo sui rapporti personali. Non esistono più relazioni pure: l’unico motivo per cui due persone si mettono insieme per formare una coppia è la soddisfazione che uno trova nell’altro. Quando questa finisce e si trova qualcuno o qualcosa che possa soddisfare di più, si esce dal rapporto e si segue ciò che può dà più soddisfazione. Di questo ce ne rendiamo conto e quindi di conseguenza viviamo nel timore che l’altro voglia cambiare percorso di vita, abbiamo paura dell’abbandono.

E qui entrano in gioco i social network. Bauman nomina Zuckerberg e Facebook, e pone un quesito. “Quale tipo di domanda sociale ha toccato Zuckerberg?” La risposta è semplice. “Il nostro bisogno di non sentirci soli.” Egli afferma che Facebook ci ha offerto la possibilità di avere in poco tempo 500 amici, di creare rapporti in modo molto semplice. Ma ci da anche l’opportunità di rompere questi rapporti in modo altrettanto semplice, e senza dare spiegazioni né dover capire di chi è la colpa. Basta togliere l’amicizia alla persona che non vogliamo più. Con i social network smettiamo di tenere i piedi per terra. Nonostante ciò – afferma Bauman – l’infelicità non è diminuita dopo l’avvento di internet, si sono creati nuovi tipi di infelicità.

Anzi, ha provocato dei danni collaterali che ormai contraddistinguono ognuno di noi. Il primo è l’aver perso l’abilità di pensare a lungo termine, l’abilità di avere pazienza. Ormai qualsiasi cosa ci innervosisce se non è istantanea, essendo abituati dalla rete ad avere tutto e subito.
Il secondo è l’aver perso la capacità di immagazzinare le informazioni utili nella nostra mente, abbiamo un oceano di informazioni a disposizione alla distanza di un click, a cosa serve memorizzare? Utilizziamo ormai più volentieri il cloud rispetto al nostro cervello, il nostro “cloud brain“.

Per superare questi danni collaterali, Bauman consiglia di stare con chi è diverso, la diversità e il confronto con essa porta sempre ricchezza. La tendenza è quella di circondarsi di persone simili a noi e anche in rete si cercano siti in cui troviamo le nostre stesse idee. Invece dovremmo affrontare le relazioni, i dialoghi, senza preconcetti in modo informale, aperto e collaborativo.

Infine, il guru chiude la serata così: “Future doesn’t exist, it has to be made.”

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