Rosarno: la statuetta scagliata contro Berlusconi diventa un’opera d’arte

A Rosarno, un paese in provincia di Reggio Calabria tristemente noto per l’elevata concentrazione di cosche criminali sul proprio territorio, si è celebrato il festival della Rigenerazione urbana. Una celebrazione che non avrebbe mai conquistato le pagine dei quotidiani nazionali, se non si fosse collocata in Piazza Valarioti una statua dell’artista berlinese, The Wha, che rappresenta una mano che stringe una statuetta del duomo di Milano.

Poche ore e su Facebook parte la denuncia del vice segretario dell’UDC calabrese, Giuseppe Idà, che ha postato una foto dell’opera d’arte in questione, stigmatizzando il fatto che la statua rappresentasse il gesto di Massimo Tartaglia, che nel dicembre 2009 scagliò proprio una statuetta del Duomo di Milano contro l’allora premier Silvio Berlusconi.

Ovviamente, non sono mancate accuse al sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, rea di non aver supervisionato le opere esposte al festival. Da parte sua, il primo cittadino si è difesa ricordando che l’amministrazione comunale è estranea alla vicenda. “Sappiamo solo che, nell’ambito della kermesse che si è conclusa il 28 settembre scorso, un artista, del quale non ricordo nemmeno il nome, ha realizzato quest’opera, effimera come le altre che sono state realizzate in quella occasione. Opera che è stata rimossa dai vigili urbani. Non poteva esserci alcuna inaugurazione da parte dell’amministrazione comunale perché non avevamo commissionato alcuna opera del genere che, peraltro, non è mai stata visionata da alcuno. L’unica foto che la riguarda, essendo stata sempre coperta da un drappo, è stata scattata dallo stesso artista che se l’è fatta per ricordo. Non c’è nessun caso, dunque anche perché, per quanto ci riguarda, eravamo del tutto ignari della cosa”.

the_wha

Ormai, spiace dirlo, la scusa, introdotta nel politichese corrente dall’ex ministro Scajola, del non sapere, del non so, è poco credibile. Si fa davvero difficoltà ad immaginare la collocazione di una statua di quelle dimensioni senza che nessuno si sia accorto di cosa rappresentasse. Allo stesso tempo, non è del tutto condivisibile la forzatura di voler vedere nell’opera il gesto insano di Tartaglia. Potrebbero essere date infinite interpretazioni all’immagine scolpita nella nuda pietra dall’artista berlinese: una mano che accompagna Milano, raffigurata con il suo monumento simbolo, verso l’Europa in vista dell’Expo, una mano che sta per stritolare il Duomo, come simbolo della crisi che stringe nella sua morsa anche città ricche come Milano. Può tranquillamente simboleggiare anche il gesto di Tartaglia compiuto contro Berlusconi, ma come ricordo di un momento ritenuto cruciale in una determinata fase del nostro Paese.

Non possono essere che bollate come strumentali forzature non solo quella di voler vedere necessariamente nella statua l’atto di un folle, ma soprattutto di volerne dare una valenza esclusivamente negativa. Difficile immaginare che un artista tedesco volesse raffigurare un gesto così lontano nel tempo e così di scarso appeal per media e comuni osservatori, a meno che non sia un abile conoscitore di alcuni perversi e paranoici meccanismi politici nostrani. E in questo caso, i protagonisti di questa vicenda avrebbero ottenuto un doppio insuccesso: dimostrare che si può avere successo o notorietà anche senza meritarlo e confermare che, a quanto pare, la paranoia, al pari della bellezza, è negli occhi di chi guarda.

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