Le illusioni ottiche sono, da sempre, oggetto di curiosità e di studio da parte degli psicologi, che talvolta li somministrano anche ai pazienti per carpirne i segreti delle loro menti.
La psicologia della Gestalt, poco conosciuta ai non addetti ai lavori ma alla base degli studi sulla percezione visiva, riesce a spiegare il fenomeno secondo concetti e leggi ben definite.
Quello che vediamo nelle illusioni ottiche e, più in generale, ciò che ci permette di riconoscere persone od oggetti come comuni, è da identificare in una sovrapposizione di ricordi e riferimenti su quel dato elemento posizionato di fronte a noi. Il passato è quindi lo schema cardine su cui si basa ogni percezione visiva.
Il segreto dell’intera teoria sta nel fatto che l’identificare le illusione ottiche non possiede alcun tipo di razionalità: infatti le immagini e le associazioni non rientrano in qualcosa di predefinito ma sono frutto dell’immediatezza e dell’istinto. Il tutto sottolineato dalla capacità unica del nostro cervello nel prevedere il futuro, cioè dare una prima risposta a ciò che osserviamo in maniera decisa e incondizionata.
Il tutto si fonde con le regole principali di organizzazione dei dati recepiti, studiate ed identificate da Max Wertheimer.
Le illusioni ottiche si classificano in base al tipo di meccanismo di cui ne è causa: ottiche, se interessano il modo di vedere, percettive, se interessano la fisiologia dell’occhio, come quando si nota un’immagine solo una volta chiusi gli occhi, oppure cognitive, se si basano sulle associazioni compiute dal cervello.
Qui di seguito le illusioni ottiche più straordinarie.
[slideshow ids=”120151,120150,120149,120148,120147,120155,120146,120145,120144,120143,120142,120141,120139,120138,120137,120136,120135,120134″]