Nicolò Melli: la faccia d’angelo del basket italiano

Il vero problema delle prime impressioni è che se ne può avere soltanto una”. È questa la frase che rimbalza nella testa di ogni persona nel momento stesso in cui venga ad accorgersi di aver clamorosamente sbagliato un giudizio, una valutazione, un semplice pensiero che intervenga laddove si scopra qualcosa di nuovo.

È questo il pensiero che mi sovviene vedendo da qualche mese a questa parte Nicolò Melli, giocatore dell’Olimpia Milano, impegnato nelle difficili battaglie sui parquet del basket nostrano ed europeo.

Chiunque abbia vestito almeno una volta i panni del lungo, che fosse un ala grande o un pivot poco cambia, nelle leghe minori, in campionati regionali o provinciali dove il talento molto spesso lascia spazio al livore agonistico, alla determinazione, alla concentrazione necessaria per compensare una non esatta proficuità sotto canestro, non può non immedesimarsi con Nicolò Melli, la faccia d’angelo del basket italiano.

La feroce corsa alla catalogazione di un giocatore di basket di alto livello porta inevitabilmente a porsi un’unica domanda: stella o semplice comprimario? Come se il mondo della palla a spicchi creasse in automatico una netta separazione tra chi sa giocare ed ha qualità da campione e chi invece deve accontentarsi di un ruolo minore, caratterista della pellicola della partita.

Sarebbe fuorviante negare che chiunque segua con assiduità la pallacanestro si sia soffermato a simili congetture, osservando lo svolgimento di un match, i movimenti di un giocatore, pronto a giudicare da fuori se costui fosse dotato o meno del talento necessario per emergere.

È quello che il sottoscritto ha fatto con Nicolò Melli, e come spesso capita, ha preso un abbaglio. Faccia da bravo ragazzo, 22 anni, 205 cm di altezza, uno sguardo da cerbiatto, ma un cuore grande e colmo di voglia quanto un palazzetto sold out. L’ala grande, pivot all’occorrenza, della nazionale italiana ieri ha iscritto il proprio nome nella storia di questa nuova stagione appena agli inizi. Il match contro lo Zalgiris di Kaunas, Lituania, terra ideale per far sbocciare lunghi di talento assoluto dalle mani vellutate e dai colpi incredibili, ha visto un solo uomo al comando: proprio lui, Nicolò Melli.

20 punti, 9 rimbalzi, una ferocia inaudita nel lanciarsi su ogni pallone, combattere contro tutto e tutti per portare a casa la vittoria, la ferrea volontà di emergere in un palcoscenico di primissimo ordine qual è l’Eurolega. A poco meno di due minuti dalla fine dell’incontro, vinto dall’Armani Jeans con punteggio finale 82 a 75, il Forum si alza in piedi e accompagna con applausi scroscianti, l’uscita dal campo del numero 9, costretto all’uscita anzitempo per raggiunto limite di falli.

Un’ovazione meritata per un giocatore per troppo tempo sottovalutato, anche da chi scrive, in una periodo storico nel mondo cestistico in cui la caccia al prossimo connazionale da spedire negli USA per vederlo cimentarsi contro le stelle del basket è costantemente aperta e attuale.
Una partita di sostanza, di pura voglia, di un giocatore che ha fatto lunga gavetta, sebbene ancora giovanissimo, per arrivare a calcare il parquet di una delle squadre storiche del nostro basket, l’Olimpia Milano.

Cresciuto nelle giovanili di Reggio Emilia, la sua città, squadra in cui milita per 6 stagioni (facendosi notare come uno dei nuovi talenti emergenti del nostro basket), riceve la “chiamata”: l’Armani Jeans Milano, che sta cercando di tornare assoluta protagonista nel panorama della pallacanestro italiana ed europea. Il giovane approda nella storica realtà cestistica milanese, voluto fortemente per rilanciare il nuovo progetto griffato Giorgio Armani che nel giro di poche stagioni, con investimenti notevoli, ha riportato in alto l’Olimpia, vedendosi però sfuggire la chance per il titolo diverse volte.

Il suo approdo a Milano non è fortunatissimo: le grandi potenzialità mostrate in maglia reggiana non trovano conferma sul grande palcoscenico, fremente per l’attesa di un nuovo titolo, e dopo pochi mesi viene ceduto in prestito a Pesaro, per farsi le ossa. Il ritorno in maglia EA7, agli ordini di coach Scariolo viene accolto con tanto entusiasmo dal competente pubblico del Forum, ma le due stagioni guidate dall’ex capo allenatore della nazionale spagnola non sono fortunate e il nostro Nicolò, nonostante ottime prestazioni, sembra destinato ad entrare nella categoria dei tanti giocatori in cerca d’autore, in una realtà troppo frettolosa, che non lascia spazio e modo ad un giovane di emergere.

La tenacia e la durezza mentale mostrata in campo, fanno si che il giovane dell’Olimpia non barcolli e l’estate 2013 lo vede convocato nella Nazionale di Pianigiani che si appresta a disputare gli Europei in Slovenia. Le assenze sono tante e pesanti, vedi Gallinari e Bargnani, e colpiscono soprattutto il parco lunghi, ridotto all’osso e con giocatori di scarsa esperienza in campo internazionale come Cusin e lo stesso Melli, sebbene il ragazzo abbia vinto con l’Under 20 azzurra una medaglia d’argento nella rassegna europea di categoria.

Il resto è storia: Melli si rivela uno dei migliori giocatori della nostra spedizione; parte dalla panchina come cambio del più esperto Cusin nel ruolo di pivot, e si ritaglia uno spazio meritato, lottando su ogni pallone, combattendo contro avversari più dotati tecnicamente e fisicamente, senza mai mollare e arrendersi, pronto a sacrificarsi per la squadra con falli commessi per difendere l’area ed aiutare compagni in difficoltà. Proprio come accaduto ieri: 5 falli commessi, 20 punti, 9 rimbalzi che gli sono valsi la standing ovation.

Non si tratta di una storia di riscatto sociale, all’ordine del giorno nella pallacanestro Nba: è la storia di un giovane di talento che si batte per trovare spazio e per poter condurre una carriera di alto livello.

Il vero problema delle prime impressioni è che se ne può avere soltanto una”. E quella su Nicolò Melli, io l’ho pienamente sbagliata. Chapeau

[foto: it.eurosport.yahoo.com]

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