L’Istat rivede in negativo le stime del Governo sul PIL

Pochi giorni fa il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni durante un’audizione al Senato aveva dichiarato che la caduta del Pil, iniziata nel terzo trimestre del 2011 si sarebbe arrestata alla fine di quest’anno, con una crescita del prodotto interno lordo prevista per il 2014 dell’1,1%.
Le stime dell’Istat riguardo le prospettive per l’economia italiana invece modificano al ribasso quanto dichiarato dal Governo e prevedono una contrazione del Pil dell’1,8% per il 2013 e una crescita dello 0,7% per il 2014.

In quest’ultimo trimestre del 2013 il Pil trarrà beneficio solo dal contributo della domanda di beni e servizi proveniente dall’estero, in aumento di 1,1 punti percentuali, mentre nel 2014 oltre alla domanda estera (+0,2 punti percentuali) la crescita del Pil sarà sostenuta anche dall’aumento della domanda interna di 0,4 punti percentuali.
Export in aumento quindi, secondo l’istituto di ricerca, nel corso del prossimo anno, grazie al contemporaneo miglioramento dei fondamentali economici negli altri Paesi delle economie più sviluppate e di un incremento della domanda estera proveniente dai paesi dell’area Euro.

La contrazione del Pil provoca come diretta conseguenza un calo nella spesa dei nuclei familiari italiani del 2,4% per il 2013, che invece tornerà ad avere il segno positivo nel 2014 grazie a un aumento dello 0,2%, pur restando invariate sia la difficile situazione del mercato del lavoro che la diminuzione del potere d’acquisto. Infatti, il mercato del lavoro fatica ancora nel processo di ripresa, anche a causa del fatto che tipicamente reagisce in maniera più lenta agli indicatori economici. Nel 2014 il tasso di disoccupazione continuerà a crescere seguendo il trend del 2013, stabilizzandosi al 12.4%.

Anche le retribuzioni dei dipendenti non subiranno grossi cambiamenti sia in quest’ultimo trimestre, sia nel 2014 a causa del blocco retributivo nel settore pubblico e alla sostanziale equiparazione tra l’andamento delle retribuzioni di fatto e quelle contrattuali.
Per quanto riguarda gli investimenti, per il 2013 è prevista una riduzione del 5,5%, mentre nel 2014 le stime prevendono un’inversione di tendenza, seppure lieve, grazia alla graduale ripresa dell’economia produttiva che dovrebbe portare gli investimenti a salire del 2,2%.

La differenza nelle stime potrebbe essere data, secondo un commento del Ministro, dalla mancanza nelle stime Istat di fattori come le attività del processo di riforma strutturale in atto e il pagamento dei debiti commerciali accumulati dalle amministrazioni pubbliche nei confronti delle imprese.
L’Istat conclude sottolineando che i dati delle sue previsioni potrebbero tuttavia oscillare a causa dell’incertezza economica derivante dalle politiche economiche e monetarie internazionali.

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