Il volo di Amantino Mancini, dalla città eterna a Villa Nova

Ricordate il mito di Icaro e le sue ali di cera? Grazie a questo stratagemma il ragazzo riuscì a volare, e uscire dal labirinto del Minotauro dove era stato imprigionato dal re Minosse. Poi, nell’ebbrezza del volo si avvicinò troppo al sole e precipitò. Ci sono state molte persone nello sport che sono giunte vicino all’apice, al proprio sole, ma puntualmente hanno declinato l’appuntamento per incapacità propria o per fattori esterni. Non sappiamo se Amantino Mancini, arrivato quasi in cima, si sia dimostrato poco umile o sia stato condizionato dalle altre innumerevoli circostanze che ruotano attorno al calcio. Poche ore fa, è stato ufficializzata la notizia secondo il quale il brasiliano, che ha vestito in Italia le casacche di Venezia, Roma, Inter e Milan è stato ingaggiato dal Villa Nova, squadra dilettante brasiliana, in cerca di una nuova rinascita.

Ripercorriamo la sua storia: dieci anni fa il direttore sportivo della Roma, Franco Baldini, impressionato da quest’ala che in Brasile dà spettacolo giocando nell’Atletico Mineiro, lo porta in Italia. La società giallorossa lo manda in prestito a Venezia, in serie B, dove il 23enne non incide e viene messo spesso fuori squadra collezionando solo 13 presenze. Nella stagione successiva però arriva la svolta, grazie alle sue gambe(o forse le sue ali) veloci riesce a sfuggire dalla mediocrità, dal suo labirinto. L’allenatore Fabio Capello gli dà fiducia e lo schiera titolare sulla fascia destra, rimasta orfana di un grande campione come Cafu, ceduto al Milan. Mancini cresce sempre di più, e il 9 novembre 2003 vive probabilmente una delle notti più belle della sua vita. A Roma si gioca il derby, partita molto sentita. Il risultato non si sblocca, mancano solo dieci minuti alla fine, Cassano si accinge a battere un calcio di punizione effettuando un cross nell’area di rigore laziale. Il cross è basso, sembra fuori dalla portata di tutti tranne che per lui. Amantino, con un movimento da centravanti puro, taglia verso il primo palo e con un colpo di tacco spettacolare indirizza la palla nell’angolo opposto dove Peruzzi non può proprio arrivarci. L’Olimpico esplode, e i tifosi romanisti lo ribattezzeranno “il tacco di Dio”. La squadra giallorossa chiuderà il campionato in seconda posizione.

A fine stagione, Capello lascia la panchina della Roma per accasarsi a Torino, sponda bianconera. Il tecnico friulano lo vorrebbe portare con sé, ma la Roma, dopo aver ceduto Emerson alla vecchia Signora, lo dichiara incedibile. Con l’avvento di Spalletti sulla panchina capitolina, Mancini spicca definitivamente il volo e diventa una pedina fondamentale nello scacchiere tattico del tecnico toscano. Memorabile il suo gol in Champions League nel marzo 2007 a Lione, quando con una serie di doppi passi mette a sedere Reveillere e indirizza il pallone all’incrocio dei pali. Un gol meraviglioso.

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In quella stessa stagione la sua Roma vince la Coppa Italia e in agosto conquisterà la Supercoppa italiana. Dopo un’altra stagione buona, nell’estate 2008, l’ala brasiliana si trasferisce all’Inter che sborsa 13 milioni di euro per il suo cartellino.

Qui Mancini-Icaro arriva praticamente al sole, al suo apice. L’Inter è la squadra più forte d’Italia e cerca l’assalto all’Europa. Mourinho, che è appena arrivato alla corte dei nerazzurri lo schiera nel tridente offensivo con Quaresma e Ibrahimovic. Mancini sembra confermarsi quello di Roma, segna al Panathinaikos in coppa, ma dopo poche partite, complice un netto calo di forma e il cambiamento di modulo operato dal tecnico portoghese, il ragazzo di Belo Horizonte scivola nell’anonimato e nel dimenticatoio collezionando solo 19 presenze in stagione.

Nonostante ciò, anche nell’annata successiva, rimane all’Inter ma troverà ancora meno spazio della stagione precedente. Inevitabile la cessione in prestito a gennaio. Non si cambia città, si cambia solo sponda del Naviglio. Ma ormai le ali di Mancini sono state sciolte da quel sogno chiamato Inter di Mourinho e anche l’esperienza in rossonero sarà una delusione: sette presenze e nessun gol. A giugno, si ritorna sulla sponda nerazzurra che nel frattempo a maggio ha conquistato campionato, Coppa Italia e Champions League. Non c’è più Mourinho, adesso c’è Benitez, potrebbe essere l’anno della rinascita ma non c’è niente da fare: due misere presenze da agosto a dicembre. Ma l’occasione per rinascere arriva subito, non qui in Italia, e nemmeno in Europa, arriva dalla sua terra natìa e dalla squadra che l’ha consacrato grande: c’è ancora l’Atletico Mineiro che crede in lui. Il ragazzo sembra trovare serenità, sta spiccando nuovamente il volo, ma ancora un evento lo fa sprofondare. Viene condannato in Italia a due anni e otto mesi di reclusione per violenza sessuale e lesioni ai danni di una ragazza brasiliana conosciuta con Ronaldinho, ai tempi in cui giocavano entrambi nel Milan. E’ un colpo durissimo, Amantino cerca di metabolizzarlo passando nel giugno 2012 al Bahia e tornando a fine anno nel suo Atletico Mineiro. Ma proprio nella sua squadra non riesce a giocare nemmeno un minuto e rescinde il contratto nello scorso aprile.

Adesso la notizia dell’ingaggio nella serie D brasiliana, un’altra occasione per Mancini, a 33 anni per cercare di rinascere, di riprendere il volo. Magari non sarà possibile avere una seconda possibilità come quella che gli si è presentata conoscendo Mourinho e la sua Inter, ma avrà la possibilità per provare ancora ad essere ricordato come un uomo coraggioso e tenace, e non come il solito calciatore che si è sciolto davanti al sogno di una vita.

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