Liberalizzazione della cannabis in Italia, si accende il dibattito

Legalizzare la cannabis, o non legalizzarla? Questo è il problema. Il dibattito torna di attualità anche in Italia dopo la provocazione lanciata dal leghista Gianni Fava. “Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito” aveva detto l’assessore lombardo all’Agricoltura, frase che in un primo momento era stata ritwittata, tra gli altri, anche da Roberto Maroni.

Un’idea che ha acceso la discussione all’interno del Carroccio e non solo. Negative le reazioni dei vertici della Lega. Il segretario Matteo Salvini ha subito bocciato la proposta: “Se nel 2014 faremo una battaglia per legalizzare qualcosa sarà semmai la prostituzione: non abbiamo alcuna intenzione di batterci per legalizzare le droghe, leggere o pesanti che siano. È un dibattito che vedo bene in bocca a Matteo Renzi”. Lo stesso Maroni ha poi attribuito il retweet all’errore di un suo collaboratore.

Altri, però, sembrano pronti a sostenerla, dentro e fuori dal partito. Come Luigi Manconi, senatore del Pd: “Dopo trent’anni di fallimenti della politica proibizionista in tutto il mondo, che ha portato solo ampliamento del mercato e del numero di consumatori, carcerizzazione di massa e sofferenze sociali, si è avviata finalmente una riflessione da parte di molti enti pubblici e di alcuni stati nazionali”.

Favorevole il governatore pugliese Nichi Vendola, che su Twitter scrive: “Il proibizionismo non è altro che manna dal cielo per i narcotrafficanti. È ora di legalizzare la cannabis”. Sta con Fava anche Rifondazione Comunista, secondo la quale “la strada per uscire dalla follia delle politiche proibizioniste l’ha indicata con chiarezza il governo dell’Uruguay, che recentemente ha legalizzato la produzione e il commercio di cannabis”.

Negativo invece il parere del Ministero della Salute, che sottolinea come la cannabis abbia effetti nocivi tutt’altro che trascurabili. Nel documento “La nostra salute”, diffuso dal ministero, vengono citati i danni all’apparato respiratorio e al sistema immunitario. Inoltre l’assunzione di cannabis sarebbe responsabile di tachicardie e mal di testa.

Un no secco arriva dal vice presidente del Senato Maurizio Gasparri. “Leggo sconcertato di alcune iniziative legislative per la liberalizzazione della cannabis. Antiche questioni che l’evidenza scientifica e il buon senso avrebbero dovuto definitivamente chiudere ma che invece tornano contro ogni logica. In ogni caso ipotesi legislative in questo senso troveranno una forte opposizione in Parlamento e non saranno mai legge dello Stato”.

È innegabile come la cultura del proibizionismo, sebbene ancora maggioritaria, sia oggi in forte declino. Già nel 2011 la Commissione globale sulla politica delle droghe, organismo che vede la partecipazione di diversi esperti in materia, pubblicò una relazione in cui si evidenziava che “occorre sperimentare modelli di legalizzazione che colpiscano la criminalità organizzata salvaguardando la salute dei cittadini”.

La strategia del divieto è stata abbandonata da tempo da vari Paesi. In Portogallo e in Australia Occidentale, per esempio, la marijuana è stata depenalizzata. Negli USA, la nazione che in assoluto investe di più per contrastare l’uso di stupefacenti, gli Stati di Washington e Colorado hanno seguito la stessa strada mediante un referendum popolare.

Per coloro che appoggiano la liberalizzazione delle droghe leggere, il tramonto del proibizionismo garantirebbe notevoli vantaggi. Oltre a sottrarre un’importante voce al bilancio della criminalità organizzata, infatti, i governi risparmierebbero le ingenti quantità di denaro spese per combattere il fenomeno e incasserebbero miliardi in tasse.

I proibizionisti, al contrario, insistono sulle pesanti conseguenze per la salute. La cannabis, in particolare, favorirebbe la depressione, la schizofrenia e altri disturbi psicotici. Studi scientifici dimostrerebbero inoltre come l’uso prolungato di droghe leggere possa risultare nocivo alla memoria.

In Italia la legge attualmente in vigore è quella voluta nel 2006 da Gianfranco Fini e Carlo Giovanardi del Pdl, che pone sullo stesso piano il consumo di hashish, marijuana, cocaina ed eroina. Paladini della liberalizzazione nel nostro Paese sono i Radicali, decisi a raccogliere le firme per promuovere un referendum. Lo scopo, spiega l’ex senatore Marco Perduca, è “l’eliminazione del carcere per i fatti di lieve entità. Depenalizzando la coltivazione domestica di cannabis e il possesso di quantità medie di droghe svuoteremmo le carceri”.

[Foto credits: Jasper Juinen/Getty Images]

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