Le nuove frontiere del turismo spaziale tra business e rovina ambientale

Sono passati più di cinquant’anni dal primo volo nello spazio ma il fascino di superare il confine dell’atmosfera terreste non si è esaurito.

Risale al 2001 l’impresa del miliardario americano Dennis Tito che, per la modica cifra di venti milioni di euro, potè trascorrere una settimana all’interno della stazione spaziale internazionale.
Da quel momento altri pochi, temerari, miliardari sono riusciti a realizzare il proprio sogno ma oggi sembra proprio che il turismo spaziale stia diventando una realtà concreta.

Infatti, la più nota compagnia turistica spaziale, la Virgin Galactic, dell’eccentrico imprenditore inglese Richard Branson, ha appena annunciato l’inizio dei primi viaggi per il 2014.
La Virgin si servirà del vettore Space Ship Two, una capsula capace di trasportare sei persone, che vola agganciata ad un aereo fino a sedicimila metri per poi staccarsi e proseguire con il suo motore a razzo.

Il motore rimane acceso circa ottanta secondi durante i quali il razzo raggiunge i 4182 chilometri all’ora ed i cinquantamila metri di quota. La navetta prosegue per inerzia fino a cento chilometri di altezza dalla Terra, dopo di che comincia la fase di frenaggio aerodinamico durante la quale i passeggeri si troveranno in assenza di gravità. Dopo pochi minuti, però, comincerà il rientro con lo stesso sistema di volo planato che hanno gli Space Shuttle. Naturalmente, i vertici della Virgin, hanno organizzato un pacchetto vacanze davvero completo, costruendo presso la base di partenza, in New Messico, un mega resort per preparare ed addestrare i turisti. Il tutto per la modica cifra di 250.000 dollari.

La Virgin sostiene di avere già centinaia di prenotazioni e, naturalmente, anche tanti vip hanno voglia di guardare le stelle da vicino, come Justin Bieber, Ashton Kutcher, Angelina Jolie e Lady Gaga. Leonardo Di Caprio, invece, si è mosso in anticipo ed è riuscito ad assicurarsi la partecipazione al primo volo del 2014, che, però, non è ancora stato annunciato.

Il fenomeno è in larga ascesa tanto che altre società si stanno attrezzando per essere competitive nel settore e, lo stesso Obama, ha fatto dello sviluppo turistico aerospaziale, un punto del suo piano di rilancio dell’economia americana. Naturalmente ogni “fenomeno” ha i suoi contro e, se da un lato il turismo spaziale potrebbe servire a rilanciare le economie, dall’altro rappresenta un serio pericolo ambientale.

Alcuni studi, condotti negli ultimi anni, hanno dimostrato che il percolato di carbonio, cioè il residuo che rilasciano gli attuali carburanti, non si posa nella bassa atmosfera dove la pioggia può rimuoverlo ma nella stratosfera dove questo fenomeno atmosferico non esiste. Ciò si traduce in una cappa che circonderà l’atmosfera con il conseguente aumento della temperatura terrestre di 1,2 gradi centigradi e lo scioglimento del 15% dei ghiacciai ai poli.

Sarebbe, quindi, auspicabile che queste grandi aziende si concentrassero su sistemi di alimentazione ecosostenibili, in modo tale da salvaguardare il nostro pianeta. Il turismo spaziale, in fondo, altro non rappresenta che un divertimento relativo a soli pochi eletti, una moda, quindi, non accessibile a tutti che potrebbe arrecare seri danni al nostro già martoriato ambiente.

Nascono spontanee, quindi, tante domande. Ha davvero senso tutto questo? Abbiamo davvero bisogno del turismo spaziale? O, forse, sarebbe il caso di investire tutti questi soldi per la ricerca di fonti energetiche alternative che potrebbero consentire alla Terra un sospiro di sollievo?

Sarebbe opportuna, quindi, una seria ed approfondita riflessione sul tema, soprattutto da parte di coloro che per soddisfare un capriccio rischiano di creare seri problemi all’ambiente nel quale, una volta tornati, dovranno vivere.

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