Pietro Genuardi: “Franco Califano? un simpatico bastardo” [INTERVISTA]

Califano, un bastardo venuto dal Sud: il titolo sembra forte, quasi una provocazione per chi non conosce l’artista. I tanti fan che lo ricordano con immutato affetto sanno bene che il primo album di Califano riportava proprio questo nome, ma ci siamo chiesti perché Franco Califano viene definito un bastardo e Pietro Genuardi, regista dello spettacolo teatrale che sarà al Teatro Forma di Bari il 22 e 23 gennaio, ha risposto così: “Califano ha vissuto una vita trasgressiva, tante vicissitudini che hanno dato grande lustro alla sua vita, mentre a una persona qualunque avrebbero creato imbarazzo. Il bastardo è riferito a un suo atteggiamento caratteriale. Ma stiamo parlando di un uomo dotato di sentimenti profondi che ha messo in musica e in parole nei pezzi suoi o degli artisti con cui ha lavorato“.

Pietro Genuardi, storico volto di Cento Vetrine dove interpreta – ancora per poco – Ivan Bettini, ha curato la regia dello spettacolo che va in giro per i teatri italiani con un ricco repertorio di canzoni scritte o cantate da Califano, intervallate da monologhi di riflessione. L’idea e la scrittura sono di Fabio Cursio Giacobbe Doria, con il quale abbiamo approfondito i retroscena dello spettacolo da lui portato sul palco.

Figura poliedrica quella di Califano, che ha iniziato con i fotoromanzi per guadagnare due lire, poi apprezzato come cantautore, per poi vivere la parabola discendente con la traumatica esperienza del carcere. A tal proposito, abbiamo chiesto a Fabio quali criticità abbia incontrato nel trasporre sul palco le mille sfaccettature dell’artista: “Per me Califano ha scritto poesie, non canzoni. Queste scorrono da sole, rendendo la scrittura di questo spettacolo veloce e facile. Non ho riscontrato difficoltà interpretative. Tutto lo spettacolo è semplice da seguire e da amare“.

Fabio sottolinea come ci sia molta ignoranza sul repertorio di Califano e molte canzoni non sono a lui attribuite. “Nessuno immagina che Califano scriveva per Peppino di Capri – racconta Fabio – un bravo ragazzo con gli occhialetti, l’uomo da sposare che con “Io e te, un grande amore e niente più” vinceva Sanremo. Nessuno immagina che questo testo fosse di Califano, che glielo lasciava dietro la porta di casa fino ad arrivare alla versione bellissima che oggi tutti conosciamo” e aggiunge “La percezione di Califano di allora è quella che oggi noi abbiamo dei neo-melodici“.

Si legge rammarico dietro le parole di Fabio, un giovane artista che ha ravvisato lo snobismo spesso riservato al cantautore, non ricevendo negli anni – anche dopo la morte – i giusti riconoscimenti per le sue opere. “Tante persone devono dire grazie a lui perché sono diventate ricche grazie alla sue canzoni” – asserisce Fabio – “Però nessuno, tranne Edoardo Vianello, gli ha reso giustizia. Il mondo della musica dovrebbe ringraziarlo“.

Circa il Califano “Don Giovanni”, il latin lover discusso dai media, Fabio condivide con noi una sua interpretazione garbata del volto irriverente spesso attribuito al cantautore: “Califano amava molto le donne, le trattava molto bene” afferma Fabio e continua “Certo, si innamorava per due giorni e subito dopo si disamorava. Ma dalle sue canzoni viene fuori questo profondo amore per la figura femminile. Si pensi a quello che ha scritto per Mina, Mia Martini, Ornella Vanoni. Più di tutti i cantautori italiani ha scritto per le donne pensando da donna. C’era tanto amore in lui, non superficialità“.

califano un bastardo venuto dal sud

Un’amicizia dietro la collaborazione artistica tra Fabio e Pietro Genuardi. Su quest’ultimo Fabio spende parole di stima: “Un grande amico. Un artista vero, noto per la TV, anche se al teatro ha regalato tanto. Un artista che non conosce invidia. Bello lavorare con lui“. E proprio a Genuardi poniamo un’ultima domanda prima di lasciarci.

Se Califano fosse qui e potesse vedere lo spettacolo, cosa vorrebbe sentirsi dire?:

Pietro: “Che quello che abbiamo fatto ha permesso al grande pubblico di capire che il ‘bastardo’ era un uomo dal cuore straordinario. Il lato umano, quello sentimentale di Califano, è quello che vogliamo far conoscere. Mi farebbe piacere che lui potesse dire ‘Sì, questo spettacolo è buono; tutto il resto è noia“.

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