L’Aquila, il sindaco ritira le dimissioni e nomina un nuovo vice

Aveva rassegnato le proprie dimissioni solo undici giorni fa. Invece, da ieri L’Aquila ha di nuovo il suo sindaco.
Massimo Cialente è tornato alla guida del capoluogo abruzzese carico di determinazione, annunciando di voler ridare lustro ad una città indebitamente esposta, sopratutto alla luce dei recenti scandali, a critiche mediatiche che ne hanno dato un’immagine più negativa di quanto meriti.

Si apre una fase nuova, ci siamo riuniti e mi si è chiesto di tornare. È stato difficile, non crediate che tutti abbiano sempre il cuore di leone. Una signora in ospedale mi ha chiesto dove fosse il mio senso di responsabilità, per me è stato uno scossone. Lo facciamo e con orgoglio, ora sfidiamo tutti quanti a parlare dell’Aquila“, ha dichiarato Cialente ieri mattina, durante una conferenza stampa convocata nella sede del Consiglio Comunale.

Sarebbero stati dunque i cittadini a volere il suo ritorno, accendendo nel sindaco la miccia dell’orgoglio: “mi sono dimesso perché sulla vicenda giudiziaria delle tangenti si è scatenata una campagna diffamatoria e non solo su di me. Eravamo tutti pronti a sacrificarci, io e la mia maggioranza, purché l’immagine rimanesse indenne. E invece no, ho visto che l’etichetta di città del malaffare, dove sono tutti corrotti, è aumentata“.

Dunque è stata la voglia di riscatto ad aver spinto Cialente al suo posto: per dimostrare che gli aquilani non sono solo criminali, che c’è una silente maggioranza di onesti la quale, come se non avesse già dovuto patire abbastanza, si vede messa in ombra da singoli personaggi venuti alla ribalta per i noti traffici illeciti.
Dobbiamo difendere l’immagine di questa città nel Paese. Non si può dire su un giornale serio, al di là degli insulti personali, che questa città chiede all’Italia 60 miliardi, è falso“.

Con il ritiro delle dimissioni sembra essere arrivata anche la soluzione alle ultime illazioni: si chiama Nicola Trifuoggi, ex procuratore della Repubblica del capoluogo e di Pescara. Sarà lui a prendere il posto di vicesindaco, lasciato vacante da Roberto Riga.
Trifuoggi, noto per essere stato tra i pretori che oscurarono le tv Fininvest e per aver contribuito all’inchiesta sulla sanitopoli abruzzese (era il 2008 e si concluse con l’arresto dell’ex governatore Ottaviano Del Turco), si farà carico della delega alla Trasparenza e sarà responsabile della Centrale di Committenza, oltre ad acquisire l’ispettorato all’Urbanistica tramite delega alla Polizia municipale.

Tra le sue mani dunque passeranno le carte chiave della ricostruzione e al suo controllo non potrà sottrarsi nessuno. “Ho detto sì al sindaco per la stima e per l’onestà che nutro nei confronti di Massimo e della compagine governativa – ha affermato Trifuoggi – ma anche per l’indignazione nell’aver letto sui giornali rappresentazioni nelle quali L’Aquila appariva come città del malaffare. Qui ci sono solo persone perbene, bisogna liberarsi da qualche pecora di colore oscuro che è normale possa trovarsi in qualsiasi contesto“.
Oltre a Trifuoggi, ieri in conferenza stampa è uscito anche un altro grande nome. Sembra infatti che la “nuova” amministrazione comunale conterà Fabrizio Barca, ex ministro per la Coesione territoriale sotto il governo Monti.

Il quadro presentato da Cialente, dunque, sembra quello di una cittadinanza pronta a riprendersi quello che le spetta, dignità innanzi tutto.
Missione compiuta. L’attestazione di sfida e d’affetto nei confronti di Massimo e il lavoro corale, condotto dall’intera coalizione di centrosinistra, che ha lavorato in questi giorni con passione e determinazione, hanno convinto il sindaco a ritirare le dimissioni e a tornare alla guida della città”, esulta Stefania Pezzopane, senatrice del Partito Democratico. “Dimissioni ingiuste – commenta – che avrebbero solo lusingato le mire di chi non vuole il bene della città. L’Aquila non merita di esser dipinta come una città del malaffare. Non lo siamo. Non è lo è il sindaco, che ha saputo reagire con dignità“.

Eppure, non tutti riescono ad essere così entusiasti: sabato scorso circa tre migliaia di persone hanno manifestato la propria vicinanza al sindaco, ma a non essere soddisfatto della piega che sta prendendo il futuro della città è tutto il resto della cittadinanza.
Si tratta di chi non ha lasciato passare al sindaco l’errore di aver lasciato che personaggi notoriamente corrotti facessero parte della giunta; di chi, più che un rimpasto, avrebbe voluto nuove elezioni per debellare il problema dalla radice. Storici nemici, ma anche aquilani delusi da un’amministrazione che sembra inciampare sempre più spesso tra tangenti e rapporti sempre meno concilianti con il governo centrale.

Nulla da dire sulla grandezza della figura di Trifuoggi, ma nomine come questa andavano fatte successivamente all’azzeramento totale della giunta. Cialente doveva dimettersi, questo in sostanza è un rimpasto” dichiara Vincenzo Vittorini, ex candidato sindaco e consigliere comunale di L’Aquila che vogliamo.
Cialente ci ripensa! I cittadini dell’Aquila sono due volte vittime innocenti: per la tragedia del terremoto e per calcoli politici“, rincara la dose Paola Pelino, senatrice abruzzese di Forza Italia. “Voglio ricordare – aggiunge- che solo pochi giorni fa il sindaco Cialente, dopo lo scandalo che ha investito la sua amministrazione, pur essendo estraneo ai reati contestati si era dimesso dall’incarico sia per rispetto della città e per gli aquilani, sia per un forte senso di responsabilità“.

Cialente ritira le dimissioni, ma nessuna delle motivazioni che le hanno prodotte è stata contraddetta o rimossa” attacca Giorgio De Matteis, consigliere comunale di opposizione e rivale di Cialente al ballottaggio delle ultime amministrative. “Nell’ordine: la sconfessione del governo, l’abbandono da parte del vertice romano del suo partito, la richiesta di sostituzione di Trigilia. Per non parlare dell’attacco durissimo di tutta la stampa nazionale e di quella che si riconosce nel centro sinistra in particolare. Trigilia resta al suo posto, il governo non ha emesso suono in difesa di Cialente, il Pd nazionale tace, il miliardo dalla Svizzera è come il famoso milione del signor Buonavetura e, la stampa nazionale, anche oggi ‘bastone’ Cialente e la Città. Ma lui torna a grande richiesta“.

Neanche i comitati cittadini sono felici, primo fra tutti il “comitato 3 e 32”: “la verità è che il problema di questo territorio non è solo Cialente, ma il sistema di clientele, poltrone, favori che lo sostiene e che ha permesso che la ricostruzione materiale, economica e sociale sia un affare di pochi, mentre le fasce più deboli della città sono allo stremo, ed i giovani costretti ad andarsene. Non basta – riporta il comitato in una nota – una pennellata di finta trasparenza e un magistrato come vicesindaco per camuffare il sistema che coinvolge e soddisfa i poteri forti della città, che abbracciano indistintamente centrodestra e centrosinistra“.

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