Matthew McConaughey a Roma: “Dallas Buyers Club mi ha azzannato”

Matthew McConaughey è uno degli artisti del momento ad Hollywood e ha incontrato quest’oggi presso il Regina Hotel Baglioni i giornalisti in conferenza stampa per parlare di “Dallas Buyers Club”, per il quale ha vinto un Golden Globe e ha ricevuto una nomination ai prossimi Oscar come migliore attore protagonista.

L’attore ha confessato le grandi difficoltà incontrate nella realizzazione di questo film: La sceneggiatura ha girato per 20 anni ed è stata rifiutata 137 volte. Anche per quello che ci riguarda sono venuti a mancare i soldi 5 settimane prima dell’inizio delle riprese. La sfida più difficile è che Ron Woodrof ha tanta rabbia dentro di se: combatte con la morte e con l’FDA. La mia sfida è stata mostrare tante variazioni di rabbia in modo da non dare una recitazione troppo ripetitiva”.

L’interesse per il progetto parte da lontano: “Devo dire che la sceneggiatura è arrivata sulla mia scrivania cinque anni fa. Quando è arrivata non c’era nessuno legato alla realizzazione, dopo averla letta ho deciso di partecipare a questo film. La prima cosa che ho scritto sulla copertina della sceneggiatura è “Ha le zanne” e io sono stato azzannato. L’anno scorso ho deciso di realizzare il film e ci siamo riusciti finalmente. Quell’anno abbiamo incontrato Jean Marc Vallè a New York e abbiamo deciso di farlo anche senza soldi. Tutti dicevano che non si sarebbe fatto, ma alla fine ci siamo riusciti. All’improvviso sono venuti fuori i soldi che erano spariti 5 settimane prima dell’inizio delle riprese. Volevano rimandare le riprese in primavera, ma ho deciso di girare comunque. C’è stato un miracolo con alcuni finanziamenti e alla fine ce l’abbiamo fatta”.

La trasformazione fisica ha messo a dura l’attore, ma gli ha permesso di entrare ancora di più nel proprio personaggio: “Ho perso 47 pounds, circa 23kg. Prima di tutto mi sono consultato con un medico e abbiamo deciso di perdere 20kg in 4 mesi, circa 1,5 a settimana. L’ho fatto da eremita restando chiuso dentro casa circondato da tutto ciò di cui si sarebbe circondato Ron. La cosa sorprendente è che ero molto cosciente e consapevole clinicamente, quanta energia perdevo dal collo in giù la guadagnavo dal collo in su. Avevo una carica e un’energia identica a quella che Ron guadagnava man mano che si indeboliva. Più il suo corpo perdeva energia più la sua mente era affamata come un uccellino nel nido, aspirava alla vita.

La difesa della medicina alternativa, la vera battaglia di Ron Woodroof: “Nel 1986 i medici davano l’AZT alle persone malate di HIV non perché volessero fargli del male, ma perché non c’erano alternative. Non tenevano la soluzione nascosta, non ce l’avevano proprio. Ron ha fatto casino e risvegliato l’interesse, in quel momento l’FDA ha dovuto affrontare il problema. Lui sapeva che c’erano delle medicine alternative e quello che ha fatto era una ricerca. Le medicine alternatve potevano funzionare, lui però ha perso la causa in tribunale. Ha sollevato la polvere e ha fatto si che la pratica dello studio delle medicine per l’HIV sia diventata più urgente scalando la pila degli altri casi in esame”.

“Dallas Buyers Club”, non un destino ma il vero amore per questo lavoro: “Il ruolo in “Dallas Buyers Club” non è una destinazione, è quello che amo. Mi piace lavorare, quasi con ossessione concentrarmi sulla produzione del film. Tutti gli aspetti del mio personaggio mi piacciono, finché qualcuno mi dica di andare a casa. Il primo ruolo a cambiarmi come attore forse è stato quello in “Lincoln Layers”.

La scelta dei ruoli da interpretare: “Ero soddisfatto della mia carriera e dei ruoli che mi venivano offerti, ma sentivo che volevo qualcosa di più. Ho voluto riequilibrare la mia carriera e renderla più entusiasmante com’era la mia vita. Ho cercato di dare una scossa e fino a quel momento mi arrivavano tante sceneggiature che accettavo. Io volevo però accettare un ruolo che mi spaventasse e mi facesse sentire e mancare il terreno sotto i piedi. Ho detto di no a moltissimi ruoli d’azione, commedie, romantici e mia moglie mi ha detto “Vedrai che alla fine non ti offriranno più niente” ed è stato così. Però i soldi in banca ce li ho e posso mangiare e pagare l’affitto. Nel frattempo è nato il mio primo figlio e ho fatto il papà. Credo che la vita funzioni così. Io a questo punto sono arrivato ad una buona idea e tanti registi mi hanno pensato in un altro ruolo. Tra l’altro io ho 40 anni e questa trasformazione succede a tutti gli uomini”.

Un film importanti per le generazioni attuali e future: “Guardando la fine degli anni 80′ e facendo il confronto con l’attualità l’argomento gay e AIDS era tabù. Oggi mi rendo conto che persone che conoscevo e non ci sono più erano affette da questa malattia e se ne vergognavano. E’ un film importante per le generazioni attuali e future e permette di capire cos’è l’HIV. Il farmaco usato oggi è composto in piccola base da AZT, oggi si è fatta molta molta strada. All’epoca si veniva isolati come lebbrosi, oggi non c’è più bisogno di vergognarsene”.

La grande attesa per gli Oscar e l’incontro con Paolo Sorrentino: Io non vivo in un’atmosfera di aspettativa per gli Oscar, mi sto godendo il periodo e giro il mondo per parlare di questo film e continuerò a farlo. Il film mi precede e va avanti, il film è arrivato prima di me. Io non faccio la promozione di un film che parla da solo, non mi stancherei mai di parlare di questa esperienza. Non ho visto il film “La Grande Bellezza” ma ieri sera ho incontrato il regista Paolo Sorrentino e ci siamo detti qualcosa che si dice poche volte: “Ci vediamo agli Oscar”“.

Gli insegnamenti di Ron Woodroof: “La lezione di vita che ho imparato da Ron non è sull’AIDS, ma che se vuoi una cosa falla da solo”.

Credit photo: Silvia Preziosi

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