La speranza di un uomo e del suo “Dallas Buyers Club” per aprire gli occhi all’America

La première romana del film “Dallas Buyers Club”, con la presenza in sala del candidato all’Oscar Matthew McConaughey, in realtà è una replica dello straordinario successo raccolto già lo scorso novembre con il Festival Internazionale del Film di Roma. La kermesse romana premiò l’opera come miglior film scelto dal pubblico e per la miglior interpretazione maschile. I riconoscimenti più importanti sono senza dubbio il Golden Globe come miglior attore protagonista in un film drammatico a Matthew McConaughey e come miglior attore non protagonista a Jared Leto, oltre alle sei nomination agli Oscar tra cui miglior film, miglior attore protagonista e non protagonista.

Un film che coinvolgerà dall’inizio alla fine. Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée è una pellicola di denuncia contro la piaga sociale dell’omofobia e la terribile malattia dell’HIV, ma è soprattutto una storia vera. La vita di Ron Woodroof, interpretato in modo intenso e perfetto da Matthew McConaughey, è tratta da una storia vera e per questo motivo riesce ad arrivare pienamente nel cuore dello spettatore. Trenta giorni. Sono questi gli ultimi momenti della vita di un elettricista del Texas che viveva per il rodeo e le belle donne. Tutta colpa dell’HIV, il virus che provoca l’AIDS. Una sentenza di morte nel lontano 1985 su cui le case farmaceutiche speculano in modo odioso. E’ questa forse la vera denuncia del film verso la FDA degli Stati Uniti d’America, colpevole di non permettere ai malati terminali la possibilità di vivere serenamente il loro destino come meglio credono. Ron lo farà. Dopo aver rifiutato la malattia vive al massimo il mese datogli dai medici: si riempie di medicinali nocivi, droga, sesso e alcol. La morte è ormai vicina e in ospedale conosce Rayon, un transessuale che ha il volto del fantastico Jared Leto. Tutto cambia. Jared è riuscito ad entrare nella parte in modo assoluto, con una ironia e una sensibilità fuori dal comune.

Intorno alle vicende dei due protagonisti si sviluppa l’intreccio del regista che mostra come un solo uomo sia riuscito a sfidare lo stato più potente del mondo e a sconfiggerlo, anche se la sentenza conclusiva non gli darà ragione. Perfetti i tempi narrativi, così come la fotografia e la scenografia del film. Un capolavoro degno dei migliori film d’autore. Una pellicola vera e non commerciale, tanto da girare ad Hollywood per 20 anni e ricevere ben 137 rifiuti. Un uomo ha trasformato 30 giorni di vita in una speranza per l’umanità: dietro alle denunce il messaggio chiave è questo. Nasce un club di malati con un solo obiettivo: vivere il più a lungo possibile contro tutto e tutti. Un semplice elettricista è diventato il medico di una comunità intera arrivando a salvarla non dalla malattia, che può essere solo rallentata, ma dalla società che li avrebbe fagocitati e ripudiati. L’HIV non è una malattia omosessuale o eterosessuale, ma una condanna per l’essere umano e il regista e gli attori sono riusciti in pieno a vincere la sfida con la critica. Il film è stato realizzato con soli 5 milioni di budget tra mille difficoltà in 20 giorni. La pellicola si regge quasi interamente sulle spalle di McConaughey e Leto, probabilmente solamente due attori straordinari e trasformisti come loro avrebbero potuto dare voce a questa storia drammatica che meritava di essere raccontata.

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