La Finlandia aveva già elaborato “L’Italiano” di Toto Cutugno nel 1983: allora lo cantavano generazioni intere, orgogliosi di poter dire “Sono finlandese” nella versione riveduta e corretta di Kari Tapio. La popolazione l’ha talmente preso a cuore che adesso, a distanza di ben 32 anni, è stato riproposto alle nuove generazioni cantato da un coro d’eccezione: i cittadini comuni. L’ambiziosa e significativa idea è di Kansalaiset, in feat con Medborgare, già hit su Youtube e tra le preferite del popolo finnico che si riconosce nelle sue parole, fatte di Lacrime così fitte da riempire l’oceano. La cosa che li accomuna è che, oltre ad essere cittadini finlandesi, non sono nativi del luogo; i cantanti improvvisati appartengono a Paesi diversi, hanno storie diverse e sono arrivati nel freddo paese nordico in tempi diversi. Purtroppo, molti di loro sono stati soggetti, oggi come ieri, a fenomeni di spiccato razzismo, effetto collaterale di una crisi che ha portato all’emigrazione da parte degli Stati in profonda difficoltà economica e sociale.
Sembra che non sia mai stata intentata causa al cantante da parte del nostro Toto Cutugno, forte, anche, al rispetto che è stato attribuito al brano e che i finlandesi sanno bene che non è stata idea del loro beniamino locale. Il forte patriottismo legato a quel brano, assolutamente trascendente dall’essere nativi italiani come spesso ha ricordato, ha reso internazionale e soprattutto esportabile il suo genio.
La traduzione del brano, “Sono finlandese”, è la seguente:
Se sapessero nel mondo cosa potrebbe esserci sotto quel cielo
Ci sono tante persone solitarie
Ma così tanto amore proibito che a raccontarlo non bastano né i quadri né le canzoni d’amore nostalgiche
Qui la vita è un lavoro duro e di rado assiste la fortuna,
Rit: Sotto la Stella Polare si trova la casa mia
io canto della vita perché sono un finlandese,
canto dell’amore di un uomo e di una donna
In questo Paese c’è un popolo testardo,
se gli amici si vogliono bene solo la morte e le autorità li possono dividere,
andiamo controcorrente mordendo i denti,
dopo una curva andiamo verso un’altra solo per vedere che non ne valeva la pena
qui la vita è un lavoro duro e di rado assiste la fortuna,
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