Dryfe, la sharing economy si estende al settore automobilistico

L’Italia è il Paese delle vetture. Ce ne sono ben 36000 in giro per le strade italiane e almeno due appartengono alla stessa famiglia, tanto che le recenti statistiche indicano che ci sono più auto che figli in un unico nucleo familiare.

Recentemente gli stralci della crisi hanno reso più difficile per le famiglie italiane sostenere tutte le spese di un’auto, figuriamoci più di una. Per questo condividere la propria auto con altre persone potrebbe essere la soluzione ai molti problemi di gestione: così tra poco anche in Italia si apriranno le porte del primo car sharing peer to peer, cioè tra privati, di nome Dryfe.

Ideato dagli italiani Jonathan Giardino e Jacopo Di Biase, il progetto è quasi ultimato e l’obiettivo è unire le esigenze di chi non possiede un’auto con quelle di ammortizzare le spese di gestione.
“Dryfe è nata riflettendo proprio dei costi fissi eccessivi che i proprietari di auto devono sostenere e sull’utilità di poter affittare la propria macchina quando non viene usata, coprendone così anche i costi.

Gli sviluppatori della piattaforma si sono ispirati a modelli americani come Getaround, pionieri nello sharing automobilistico, in modo da delinare un progetto tutto italiano, rivolgendosi ad un target molto eterogeneo: single con auto, famiglie con più di un mezzo a disposizione o chi possiede una vettura ma si sposta prevalentemente con i mezzi pubblici. Insomma c’è ne è un po’ per tutti.

Gli utenti potranno usare la piattaforma e l’app per affittare la propria auto, non ci sono tasse d’iscrizione o abbonamento e lo scambio delle chiavi avverrà di persona. Al momento si stanno definendo anche accordi con Assicurazioni auto per aggiungere maggiore sicurezza allo scambio.
Il progetto prenderà piede nella città meneghina che ha già visto partire altre iniziative del genere DriveNow e Car2Go, che però permettono di affittare auto messe a disposizione dall’azienda, risultando la città più “matura” sul tema di car sharing.

Quali saranno però i veri vantaggi?
Innanzitutto si potranno soddisfare due esigenze diverse, abbattere i costi di gestione e soprattutto potrebbe avere un grande impatto ambientale, in questo modo si limiteranno le emissioni inquinanti, producendo meno smog e polveri sottili: insomma, si tratta di un progetto d’impresa promettente, sebbene ancora in fase startup, ma ha tutte le carte in regola per produrre i migliori frutti di un vero business: è green, free e low cost.

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