Impiegati contro il brand Moschino, “Lavorare da McDonald’s non è alla moda”

La collezione di Moschino disegnata da Jeremy Scott continua a far parlare di sè anche dopo il debutto sulle passerelle della Milano Fashion Week. L’idea di prendere ispirazione da un marchio così lontano dal mondo della moda, come la catena McDonald’s, non ha provocato solo un effetto che rasentava l’assurdo versione chic, ma anche una piccola rivolta da parte degli impiegati della catena di fast-food, fortemente in disaccordo con la strumentalizzazione di un impiego sottopagato, per uno scopo puramente artistico ma che sta già portando al brand grandi guadagni.

‘Lavorare da McDonald’s non è alla moda’ hanno dichiarato i dipendenti, che si sono sentiti derisi e presi in giro dal direttore creativo della maison Jeremy Scott e dalla collezione da lui disegnata. Una mancanza di rispetto per il loro lavoro, eseguito in cambio di uno stipendio mensile uguale o di poco inferiore al costo di uno solo degli indumenti della collezione.

Mentre un impiegato del fast-food viene retribuito con circa 1,000 $, una minibag rossa disegnata sulla falsa riga dei contenitori delle patatine fritte costa infatti 1,265 $, mentre il costo delle magliette con l’iniziale del marchio stampato è di circa 350 $, per non parlare della custodia per l’i-phone che si aggira intorno ai 78 $.

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Una linea considerata dagli stessi inappropriata, che oscura anziché mettere in luce il lavoro duro e umile di chi cerca di guadagnarsi il pane per sé e per i propri figli indossando proprio le divise che hanno ispirato il brand e che diventeranno ora l’ennesima ‘moda’ passeggera. La collezione Fast Fashion ha avuto infatti un grande successo tra gli appassionati di moda, facendo il tutto esaurito nelle boutique poco dopo la presentazione della linea sulla passerella milanese.

Eppure le intenzioni di Jeremy erano tutt’altre. L’ironia, la provocazione e la critica del grande consumismo che caratterizza l’America in primis sono stati gli elementi portanti della collezione, creata come uno show che potesse mettere in mostra una problematica di carattere economico e sociale. Ora c’è la possibilità di un confronto giuridico tra il brand e la catena di fast-food, che però non ha ancora dichiarato le proprie intenzioni.

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