Il caso Sea Watch in via di risoluzione

Sembra giunta alla conclusione l’odissea della Sea Watch e dei 47 migranti a bordo. L’accordo sullo sbarco è stato raggiunto durante il vertice notturno tra il premier Conte, Di Maio e Salvini, reso possibile dalla disponibilità di alcune nazioni ad accogliere una parte dei profughi presenti sulla nave. Oltre alla Germania, alla Francia, al Portogallo, alla Romania e a Malta si è anche aggiunto il Lussemburgo.

La Sea Watch, battente bandiera olandese, è stata in mare per 12 giorni e da 5 si trova nella rada di Siracusa. Dopo il probabilissimo attracco, i migranti verranno identificati presso l’hotspot di Pozzallo o Messina. Dopo l’attesa burocratica, verranno distribuiti equamente nei paesi che si sono resi disponibili all’accoglienza. Bisogna soltanto attendere che l’accordo venga ufficialmente ratificato.

Intanto, si è appena conclusa la seduta della Giunta per le immunità del Senato e che riguardano il caso della nave Diciotti. Maurizio Gasparri, nella relazione stipulata, ha dato tempo 7 giorni al ministro degli Interni Salvini di farsi ricevere dai commissari o presentare una memoria. “Un atto procedurale dovuto” ha dichiarato Gasparri. “Successivamente valuteremo se, in base alla Costituzione, ci siano stati realmente reati ministeriali e se dobbiamo procedere o meno”.

La decisione della Giunta è attesa per il 23 Febbraio, 30 giorni dopo la richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania.

In attesa di capire come finirà l’intera vicenda Sea Watch, il Partito Democratico, insieme alle altre forze di opposizione, sta continuando la sua opera di vicinanza ai migranti che da giorni sono in balìa del mare. Diversi parlamentari dem hanno organizzato una staffetta in quel di Siracusa che a turno ha visto la presenza di varie personalità (finora hanno partecipato in 18). Tuttavia, al di là del fatto che la questione si stia risolvendo, come ha detto Frans Timmermans, candidato dei socialisti alla presidenza della Commissione europea, “è impensabile andare avanti con soluzioni ad hoc”. “C’è bisogno di una soluzione standard – ha aggiunto – che includa naturalmente la riforma del Trattato di Dublino”.

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