Decreto Scuola, gli insegnanti insorgono: scioperi in 5 città

Continuano le proteste per il Decreto Scuola: gli insegnanti scioperano in 5 piazze italiane chiedendo una revisione urgente del decreto

Continuano le proteste degli insegnanti scaturite dal Decreto Scuola emanato dalla ministra Azzolina. Il nuovo decreto prevede infatti che a settembre ci sia il ritorno in classe dei ragazzi, ma con classi ridotte e doppi turni, oltre al plexiglass e alle mascherine per distanziare i ragazzi. E così, l’ultimo giorno di scuola è stato caratterizzato dallo sciopero degli insegnanti, che si sono riuniti nelle piazze di Torino, Roma, Cagliari e Bari. A Torino, un grande recinto ha simulato l’ingresso di 50 ragazzi a scuola con le norme di distanziamento sociale. Con gli insegnanti a recitare la parte degli alunni, hanno voluto così spiegare come sia impraticabile la soluzione, perchè “per due classi non basterebbe mezza Piazza Castello.” La segretaria della Cisl Scuola Torino, Teresa Olivieri, ha tuonato contro il decreto: “Non dice nulla. Non assegna risorse e scarica sulle scuole la responsabilità di organizzare la ripresa delle lezioni. Dello stesso avviso Massimiliano Rebuffo della Flc Torino, che ha aggiunto: “Il governo deve investire risorse per creare spazi e assumere personale. Altrimenti è matematico che ci sarà un taglio del 50% del diritto all’istruzione garantito dalla Costituzione.”

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Proteste insegnanti per il Decreto Scuola, i sindacati uniti: “Servono decisioni urgenti”

Proteste Insegnanti per il Decreto Scuola (Getty Images)

Nelle cinque città, i sindacati più rappresentativi del settore (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola Rua, Snals Confsal, Gilda), si sono uniti contro il Decreto Scuola, reclamando decisioni urgenti. “Servono decisioni urgenti per permettere una riapertura adeguata. Per lavorare con classi e sezioni meno affollate ci vogliono più spazi, e non è facile. Non possiamo sottrarre il fondamentale diritto di essere a scuola ai ragazzi. Bisogna dare continuità al lavoro di chi da anni garantisce la funzionalità delle scuole, e abbiamo bisogno di più personale. In caso contrario saremmo condannati a una scuola dimezzata.”

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