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Cronaca

Corea del Nord, Kim giustizia un uomo in pubblico: c’entra il Covid

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Migliore Giorgio

Hanno fatto discutere, poche settimane fa, le dichiarazioni di Kim Jong Un sul Covid in Corea. Secondo il leader, nel suo Paese il virus non è mai entrato. A causa del Covid, però, un uomo è stato giustiziato.

Getty Images

In occasione della classica sfilata militare annuale, tenutasi poche settimane fa, il leader coreano Kim Jong aveva dichiarato come nel paese il Covid non fosse mai entrato. Il dittatore si era detto sicuro che in Corea non ci fosse alcun caso di Coronavirus, descrivendo la sua nazione (davanti al popolo affollato ad acclamarlo) come una sorta di isola immune dalla pandemia che ha colpito tutto il mondo.

Nel corso degli ultimi mesi (da quando cioè è esplosa la pandemia) Pyongyang ha sempre affermato di non aver mai avuto un caso di Coronavirus. Proprio per causa del Covid, però, un uomo è stato recentemente giustiziato proprio il Corea del Nord. Ma che cosa è successo? La vittima avrebbe infranto le misure restrittive anti contagio, facendosi beccare in affari illeciti e di contrabbando con la Cina.

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Uomo giustiziato in Corea: era un trafficante

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La notizia è stata riportata dal Daily Mail: il tabloid britannico testimonia come l’uomo fosse un contrabbandiere di confine, e agiva sulla frontiera cinese. Temendo che i trafficanti coreani possano introdurre il virus nel Paese a seguito di contatti con cittadini cinesi, il leader Kim ha imposto severissime punizioni per chiunque infranga le regole anti contagio. Tra queste, appunto, la fucilazione in pubblico di chi venga beccato in affari illeciti con i cinesi.

Kim Jong-un, dittatore della Corea del Nord (Getty Images)

Un plotone di esecuzione ha giustiziato l’uomo per minacciare i residenti nella zona di confine” scrive il Daily Mail, che afferma come il potere centrale di Pyongyang abbia inviato delle squadre speciali al confine con la Cina, per controllare che le guardie di frontiera non siano immischiate loro stesse in affari di contrabbando.

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