Alberto Genovese e la collezione degli orrori: “Le faceva vedere”

Continua a tenere banco in Italia la questione legata ad Alberto Genovese. L’imprenditore digitale accusato di due stupri ai danni di ragazze giovanissime. La nuova rivelazione: “Faceva vedere i video agli amici“.

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(Pixnio)

Se non ci fosse stato il Covid probabilmente il caso legato ad Alberto Genovese avrebbe ancor più eco mediatica sui media nazionali, se non altro per i continui agghiaccianti aggiornamenti che sistematicamente arricchiscono una questione particolarmente delicata. L’imprenditore è stato arrestato poche settimane fa a seguito della querela di una ragazza di appena 18 anni, che ha denunciato per stupro il fondatore di una famosa piattaforma digitale. La giovane aveva partecipato a una festa presso l’appartamento milanese dell’uomo, salvo poi esser stata drogata e violentata quasi inconsapevolmente da Genovese stesso.

Il racconto alle forze dell’ordine ha scoperchiato il vaso di Pandora su quanto avveniva durante i party che si tenevano a casa Genovese. Il modus operandi dell’uomo evidentemente era sempre il medesimo: invitava giovani ragazze a casa sua, offriva loro droghe e poi ne abusava. Recentemente un’altra querela a suo carico da un’altra 23enne milanese, che ha affermato di aver subìto la stessa “sorte” lo scorso luglio a Ibiza.

Da quanto emerge dalle indagini sembra che Genovese conservasse nei suoi smartphone e tablet foto e video degli abusi. Quasi 400 giga di materiale dove apparirebbe anche la giovane che ha avuto il coraggio di denunciare l’uomo.

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Alberto Genovese: 400 gb di materiale, ci sono le vittime degli abusi

Secondo la ricostruzione effettuata dal CorSera gli inquirenti avrebbero portato alla luce centinaia di foto e video in cui appariva Genovese abusare sessualmente delle vittime, spesso inconsapevoli perché drogate. Materiale che è stato sequestrato e che, apparentemente, veniva anche condiviso con una ristretta cerchia di amici (ma le indagini stanno cercando di chiarire questo aspetto).

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Caso Genovese (Twitter)

Alberto Genovese conservava nei suoi devices materiale anche di due anni fa. Files più recenti, come ha ammesso lo stesso imprenditore digitale, sono stati cancellati il giorno dopo la denuncia.

 

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