“Incapace!”: Salvini non le manda a dire al ministro – FOTO

Il leader della “Lega”, Matteo Salvini pubblica su Twitter un post al “veleno” per il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

Un “indignato” Matteo Salvini non le manda a dire ad uno dei componenti della squadra del governo Conte! L’imputato sulla bocca del leader della “Lega” è colui che ricopre la carica di Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

Dopo la querela di qualche mese fa, mossa dal conduttore di “Non è l’Arena“, Massimo Giletti, questa volta il politico del primo e secondo mandato Conte è finito nel mirino dell’ex Ministro degli Interni, che da un pò di tempo a questa parte storce il naso sulle iniziative del Governo attuale e una rivedibile gestione della pandemia.

Il quotidiano “Il Giornale” ha puntato il dito in direzione del “giustiziere” di Mazara del Vallo, con un titolo di prima pagina che grida allo scandalo più totale. “Bonafede libera 5mila detenuti. E lascia gli agenti senza mascherina”. Il “titolone” di copertina non è passato inosservato a Matteo Salvini che ha “macchiato” con un’unica parola, “Incapace“, la professionalità dell’esponente M5S

L’indiscrezione sul Ministro Bonafede: quella volta che Giletti…

 

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Non è la prima volta che il Ministro della Giustizia, del primo e secondo governo Conte, Alfonso Bonafede fa parlare di sè. La “scellerata” gestione della pandemia, accompagnata da un’incompetenza per bocca non solo di Matteo Salvini invita a rivedere la posizione del politico di Mazara Del Vallo.

Qualche mese fa, in occasione della prima feroce mutazione del virus, l’esponente del M5S si rese attivista di una politica di emigrazione di massa dalle carceri. Almeno stando alle parole di Massimo Giletti prima del return salviniano qualche mese dopo, questo traspariva negli studi di “Non è l’Arena”.

 

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Il via alla scarcerazione dei maggiori Boss italiani aveva esaltato i nervi già tesi prima della diretta, dell’ex presentatore della Rai, che poi non ha risparmiato critiche all’operato della Giustizia, sulla gestione dei detenuti. Uno “schiaffo” morale alla categoria dei magistrati che si sono battuti dall’alba al tramonto per la rivendicazione dei diritti di libertà, di chi denunciava la malavita

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