Morte Maradona, compare il terzo indagato: l’autista bugiardo

Compare un terzo sospetto nel caso che riguarda la morte di Maradona. La falsa testimonianza dell’autista del pibe de oro

Morto Maradona (getty images)
Morto Maradona (getty images)

Non c’è pace intorno alla morte di Maradona. Prima le cause per l’eredità, con al centro dello scandalo l’ex moglie e le due figlie. Poi a uno a uno gli indagati, tra neurochirurghi e psichiatri, e adesso l’autista. Pare infatti che Maximiliano Trimarchi, chauffeur personale di Diego, abbia dichiarato il falso, rendendo alle forze dell’ordine una falsa testimonianza riguardo le sue azione durante le ultime ore di Maradona.

L’autista aveva dichiarato di non trovarsi nella casa del Diez, nel giorno della sua morte, ma le telecamere della villa di Tigre lo avrebbero incastrato. L’uomo ha 44 anni, e anche se ancora non risulta nel registro ufficiale degli indagati, rischia grosso dopo aver immotivatamente (a quanto pare) rilasciato testimonianze ingannatrici. Ovviamente ancora da capire le motivazioni che hanno portato il 44enne (fratello della contabile di Maradona) a mentire.

Morte Maradona, spuntano altri sospetti: la ricostruzione

Maradona (getty images)
Maradona (getty images)

Maximiliano Trimarchi, autista di Maradona, potrebbe raggiungere tra gli indagati i medici Leopoldo Luque e Agustina Cosachov. Intanto il cellulare dell’uomo è stato sequestrato, dopo aver mentito riguardo le ultime ore precedenti alla morte del Diez. L’uomo, come hanno confermato le immagini delle telecamere della villa di Tigre, si trovava a casa Maradona il 25 novembre.

Dopo Leopoldo Luque, medico neurochirurgo intanto anche la dottoressa Cosachov è stata indagata. I pm lavorano su Luque per verificare eventuali irregolarità e negligenze (perquisita la clinica dove lavora l’uomo). La donna avrebbe somministrato al pibe dei farmaci antidepressivi, che secondo alcuni avrebbero accelerato il battito di Maradona in maniera spropositata. Le forze dell’ordine hanno negli scorsi giorni perquisito il suo studio (nel quartiere Palermo), sequestrando vari oggetti come pc, cellulari e documenti.

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