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Cronaca

Paura su volo Ryanair: aereo dirottato per allarme bomba, poi la verità

Published by
Maria Cristina Mastrangelo

Un volo Ryanair partito da Atene e diretto a Vilnius, in Lituania, è stato dirottato ufficialmente per un allarme bomba. In realtà, il motivo era un altro.

Immagini dall’aeroporto di Minsk subito dopo l’arrivo dell’aereo (fonte: Instagram)

Era da poco partita da Atene il boeing 737 di Ryanair che questo pomeriggio, mentre sorvolava il territorio bielorusso, è stato affiancato da due aerei militari e dirottato verso Minsk, in Bielorussia appunto. L’equipaggio del velivolo è stato informato di un possibile allarme bomba a bordo, per cui il pilota ha dovuto necessariamente atterrare nell’aeroporto più vicino.

Una volta a terra in realtà si è scoperto che a bordo, fortunatamente, non c’era alcuna bomba. Ma era stato il presidente bielorusso in persona, Alexander Lukashenko, a ordinare che l’aereo fosse fatto atterrare sul territorio nazionale invece di farlo arrivare alla sua destinazione in Lituania, a Vilnius.

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Ecco perché l’aereo Ryanair è stato dirottato su Minsk

Per fortuna nessun pericolo per tutti i passeggeri a bordo del volo. Per tutti, tranne che per uno. Infatti, è per il giornalista 26enne Roman Protasevich, che viaggiava a bordo dell’aereo per poter far ritorno in Lituania, che il velivolo è stato dirottato. L’uomo, accusato di essere un oppositore bielorusso, è stato arrestato non appena l’aereo ha toccato terra.

A dare l’ordine di arresto è stato direttamente il presidente Lukaschenko. Secondo il governo locale, sarebbe stato il giornalista a organizzare le proteste contro il presidente attraverso la rete messa in piedi su Telegram da Nexta, la testata giornalistica da tempo nel mirino dell’esecutivo bielorusso. Ora, l’uomo rischia fino a 15 anni di carcere.

Tuttavia, secondo i suoi sostenitori, potrebbe addirittura andare incontro alla pena di morte. Ed è per questo che il presidente lituano Nauseda ha parlato di un’azione abominevole senza precedenti, chiedendone immediatamente la liberazione.

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Maria Cristina Mastrangelo