Caduta Libera, Giovanni Trovato a BlogLive: “La puntata poteva essere annullata”

Giovanni Trovato è il nuovo campione di “A Caduta Libera” il quiz game condotto da Gerry Scotti su Canale 5. Il 27 ottobre, il ragazzo ligure di 26 anni ha vinto 61.000€ rispondendo correttamente a tutte le domande dell’ultimo gioco, “I dieci passi”. Noi di BlogLive abbiamo deciso di intervistarlo per conoscerlo meglio.

Giovanni Trovato, campione di "A Caduta Libera"
Giovanni Trovato, campione di “A Caduta Libera” (screenshot Instagram)

BL: Ciao Giovanni e ancora complimenti per la tua performance nel programma. Dicci, qual è stata la prima sensazione che hai provato quando hai realizzato di aver vinto? 

GT: Se vi riferite al momento in cui sono diventato campione, allora direi totale incredulità. Era la mia terza e ultima giornata da concorrente, all’ultima puntata del giorno, ed ero rimasto fra gli ultimi. Non mi aspettavo di essere chiamato, forse perché gli altri sfidanti si erano fatti un’idea delle mie capacità.

Però nulla è deciso fino al fischio dell’arbitro: alla fine, la chiamata è arrivata e io stesso stentavo a credere sia a quello che stava succedendo, sia alla mia rapidità di reazione durante la sfida. Ma quella doveva essere una giornata di emozioni forti: battuta la campionessa allora in carica, si verificò un guasto alla botola centrale e il problema si rivelò presto più grave del previsto.

Qualcuno stava persino proponendo di annullare la puntata e vi lascio immaginare il mio tracollo interiore quando l’ho saputo. Ma dopo un’ora buona di attesa estenuante, sono salito sulla botola centrale e già lì il mio sogno poteva dirsi realizzato.

Se invece vi riferite al momento in cui ho portato a casa la prima vincita, mi è difficile individuare la prima emozione: dopo i tre minuti scarsi di claustrofobia del gioco finale, nell’istante in cui ho dato l’ultima risposta il tempo si è dilatato all’improvviso e le emozioni si sono espanse e mescolate tutte insieme come in un’esplosione. Euforia, soddisfazione, sollievo, gratitudine: in due parole, gioia pura.

BL: Ma partiamo dall’inizio di questa avventura. Perché hai deciso di partecipare a “A Caduta Libera” e come è stata, nel complesso, la tua esperienza in tv?

GT: Non VI nascondo che le motivazioni a monte della mia decisione di candidarmi per il programma sono soprattutto personali. Certo, c’è stato un simpatico siparietto con mio padre, che ogni sera insisteva con la sua solita verve perché mandassi la candidatura, soprattutto quando completavo il percorso finale in modo netto.

Da casa è tutta un’altra storia, già si sa. Ma la verità è che, oltre la prospettiva di notorietà e di guadagno (tutt’altro che solida), io vedevo in questo programma anzitutto un’occasione per crescere, per misurarmi con un contesto che mi avrebbe messo alla prova non solo sul piano della preparazione, come concorrente, ma pure su quello del carattere, come persona.

Figuratevi che, fino a non molto tempo fa, io avevo una fortissima idiosincrasia nei confronti di obiettivi fotografici e video: ogni volta che qualcuno voleva scattare una foto, praticamente andavo a nascondermi, spesso dietro un obiettivo fotografico per l’appunto (sono un fotografo dilettante).

Ora mi sento totalmente cambiato, ho una visione totalmente diversa di me stesso (mi sono scoperto piuttosto telegenico, a dispetto della mia totale assenza di fotogenia) e questo è successo grazie a “A Caduta Libera”: questo programma mi ha insegnato non solo che il discorso sull’immagine è prima di tutto interiore (si è davvero bellə
quando si decide di vedersi bellə, non quando lo decidono gli altri), ma anche che fiducia in se stessə e arroganza sono due cose molto diverse. Non penso che lo dimenticherò mai.

BL: Come ci si prepara a un quiz del genere?

GT: Forse non si è mai davvero pronti per un quiz del genere. Si faticherebbe già moltissimo a coprire con lo studio tutte le aree tematiche di cultura generale, ma a “A Caduta Libera” trovano ampio spazio nelle domande anche oggetti e concetti legati a doppio filo all’esperienza di vita oppure a usanze e stili di vita caduti in disuso da tempo.

E tutto ciò sui libri è difficile da trovare. Se parliamo invece dell’allenamento dell’occhio, dei riflessi di risposta e della capacità di concentrazione, un’ottima scuola, già frequentata con profitto da campioni e campionesse molto più forti di me, è sicuramente quella dei cari vecchi cruciverba, specie quelli più impegnativi, molto utili per estendere il proprio vocabolario, spigolare aneddoti e curiosità e ripassare un po’ di tutto.

Perché a “A Caduta Libera” può capitare davvero di tutto e la preparazione, pur senza garanzie, ti può salvare.

BL: Qual è la domanda/argomento che proprio speravi non capitasse? 

GT: Non mi sono mai sentito particolarmente ferrato in storia dello sport, ancora meno in gossip e spettacolo.

Ma il momento più temibile per chi si trova al centro a mio avviso sono i minigiochi, quelli che in genere si alternano alle manches normali botta e risposta: alcuni di questi danno un vantaggio notevole allə sfidante e perdere una vita è questione di un attimo.

Altri sono più equi, ma lì ciò che determina l’esito della sfida è l’intuizione. Si può averla come si può non averla e la parte del leone spetta al fattore aleatorio. Almeno un paio di volte mi è capitato di avere l’illuminazione pochi secondi prima che lə sfidante desse la risposta, magari proprio sul gong. È un gioco che mette alla prova anche i nervi e l’autocontrollo; e per quanto si provi a dissimulare, in televisione si vede tutto, specialmente la frustrazione.

 BL: Infine, domanda scontata, ma d’obbligo, come userai il premio vinto? 

GT: L’idea di partenza era quella di pagarmi ulteriori esperienze di studio, quelle che l’università non può sostenere, e magari di aiutare come posso la mia famiglia, il cui affetto e sostegno non mi sono mai mancati in tutta la vita.

Ma con la cifra che ho guadagnato al momento posso fare molto di più e non parlo solo dei vari sfizi che mi voglio togliere (in primis un viaggio in Russia, per sfidare – e perdere, ovvio – i giocatori di scacchi dei parchi di San Pietroburgo).

Avevo annunciato anche in trasmissione il mio progetto su Dante, un canale in cui fare divulgazione e intrattenimento su una delle grandi passioni della mia vita, la Commedia, rivolto specialmente a ragazze e ragazzi giovani, con la speranza di trasformare una figura generalmente associata a infinite ore di noia mortale in qualcosa di appassionante e coinvolgente.

Complice forse la mia momentanea notorietà, ho trovato dei ragazzi esperti in comunicazione digitale (di cui invece io non so quasi nulla) che collaborerebbero con me e nemmeno mancano i fondi per l’acquisto di attrezzature adesso.

Ma il coronamento di questo sogno sarebbe portare Dante nel mondo, tenendo almeno una conferenza dantesca in ogni centro di cultura italiana all’estero, spiegando perché Dante avrà sempre qualcosa da dirci e, quindi, perché non smetteremo mai di leggerlo.

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