Petrolio, brent sfonda 97$ al barile

In arrivo rincari, a causa dell’aumento del prezzo del brent, che ha sfondato la soglia dei 97$ al barile. Gli automobilisti troveranno così molto probabilmente ulteriori rincari alle pompe, ma tutto il mondo della produzione ne potrebbe risentire, per l’aumento dei costi per il funzionamento degli impianti e per il maggior costo dei derivati da petrolio (materie plastiche, ad esempio).

A spingere sù il prezzo del brent è una concomitanza di fattori. Anzitutto, non è ancora stata ristabilita la produzione del Trans Alaska Pipeline, colpita nei giorni scorsi da un incidente, che ne ha bloccato la produzione; stessa situazione nel Golfo del Messico, dove a un impianto è stata interrotta l’estrazione di greggio. 

E se l’offerta globale si registra, il maltempo in arrivo, in zone ad alto consumo di carburanti, come nel Nord Est degli USA, spinge la domanda al rialzo, soprattutto per il maggiore fabbisogno di riscaldamento. E, intanto, nel Mare del Nord, la produzione procede a rilento.

Tutto questo quadro induce a un rialzo dei prezzi, ma con un forte differenziale tra brent europeo e greggio americano; la differenza di quotazioni, infatti, sfiora i 7$ al barile, con il Wti quotato a New York attorno ai 90$ al barile.

Il perchè di questa differenza si spiegherebbe con il crescente interesse degli investitori verso il brent, considerato sempre più un sostituto del Wti americano, e la forte analogia tra greggio estratto in Alaska e quello in Mare del Nord non fà che confermare le spinte rialziste.

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