Mirafiori: vincono i sì, Fiom sconfitta

Non sono bastate le propagande contro l’accordo, andate in onda su “Annzo Zero”, le manifestazioni contro l’accordo, gli attacchi della Camusso contro azienda e governo e di tutta la Fiom contro il referendum. I sì hanno vinto, con circa il 54,5% dei voti.

La partecipazione è stata altissima, ovunque si è sfiorato il 98-99% di votanti; un dato peraltro in linea con la partecipazione di Pomigliano dell’anno scorso, dove i sì avevano ottenuto oltre il 68% dei voti.

Certo, non ci sono state le cifre paventate dalla Uilm, di un plebiscito tra il 70 e l’80% per il sì; la vittoria è stata di più stretta misura, ma il dato era ampiamente previsto, perchè Mirafiori non è Pomigliano e qui la radice del sindacalismo radicale è sempre stata forte e presente e si è alimentata della supponenza che Torino non possa vivere senza lo stabilimento Fiat, per cui la trattativa è sempre favorevole al sindacato, non alle ragioni dell’azienda.

Il voto di ieri avrà due ripercussioni. Sul piano economico-aziendale darà vita al famoso miliardo di investimenti e farà entrare in vigore il nuovo accordo che prevede lo scambio produttività-salario, con benefici per le buste-paga dei lavoratori. L’altro scenario che si apre, da un punto di vista sindacal-politico, vede la Fiom-Cgil sconfitta e relegata in posizione secondaria, con l’impossibilità ora di gestire l’accordo medesimo. Un isolamento che non durerà poco e che potrebbe comportare un tracollo interno dei vertici confederali e metalmeccanici.

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