Petrolio oltre 100 dollari la barile, ecco il conto della crisi in Egitto

Il Brent europeo stamattina viene quotato oltre i 100 dollari al barile, sfondando quella soglia psicologica, che non veniva raggiunta dal mese di ottobre del 2008, inizio della crisi globale.

Una delle ragioni dello sprint dei prezzi del greggio estratto in Nord Europa è senz’altro la debolezza della divisa americana, tornata a scendere su valori di circa 1,3750 contro l’euro.

Già la fine della scorsa settimana, molti analisti pronosticavano un valore prossimo del Brent sui 100 dollari, in quanto la seduta di venerdì c’era andata molto vicina. Allora, però, c’era un altro dato negativo, il rafforzamento del dollaro, che congiuntamente alla risalita del prezzo del petrolio, avrebbe comportato univocamente per i consumatori europei un maggiore prezzo dei carburanti, e, in generale, un impatto al rialzo sul tasso di inflazione.

Questa situazione odierna, invece, rappresenta un classico dei movimenti di prezzo del greggio, con il petrolio che sale e il dollaro scende, tutto sommato, un’ipotesi un pò migliore di quella che si era vissuta lunedì.

Il boom del prezzo del Brent risente dell’impatto negativo della crisi del Nord Africa, che giace su una polveriera sociale, i cui esiti sono ben visibili in Egitto. Il timore di un subbuglio nel mondo arabo porta il mercato ad avere prospettive più pessimistiche sui livelli produttivi di greggio nell’area, con conseguente aumento del prezzo.

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