Giappone, rischio default e potenza in declino

E’ passata sotto voce, la scorsa settimana, l’avvertimento del Fondo Monetario Internazionale al governo di Tokyo, di adottare le misure necessarie per allentare la morsa del debito e del deficit giapponesi, che sono arrivati a un livello insostenibile.

Il rapporto tra debito e pil in Giappone è già oltre il 200%, una cifra che farebbe rabbrividire il governo di ogni stato del mondo, ma non a Tokyo, dove si perservera con politiche fiscali e monetarie accomodanti, che in quasi venti anni di applicazione hanno avuto solo l’effetto di tenere il Paese del  Sol Levante in uno stato di stagnazione perenne, con un accumo di debiti che non ha eguali nel mondo occidentale, ma forse neanche tra le economie meno sviluppate.

In sostanza, il debito giapponese ha quasi raggiunto la cifra di 11000 miliardi di dollari e l’Fmi ha dichiarato chiaro e tondo che questi livelli di indebitamento di Tokyo non sono sostenibili nel medio termine.

Già a fine gennaio Standard & Poor’s aveva declassato il rating sul debito nipponico, portandolo a Aa-, proprio a causa della dinamica debitoria. 

E nonostante questa enormità di debiti, che nessuno sa come dovranno mai essere ripagati, l’ultimo trimestre del 2010 in Giappone si è chiuso in rosso, riguardo la crescita, con un pil a -0,3% sui tre mesi precedenti, sebbene segni un timido +1,1% sullo stesso trimestre 2009.

E questo, mentre Pechino supera Tokyo nella classifica delle potenze economiche, per pil nominale.

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