Mutui, rata più pesante dopo stretta BCE

Il 7 aprile, la Banca Centrale Europea ha sancito ufficialmente la fine della fase accomodante della politica monetaria nell’Eurozona, dopo che i tassi erano rimasti fermi all’1%, dal maggio 2009. Pur restando ancora accomodanti, le misure di politica monetaria della BCE sono mutate, in considerazione della consolidata ripresa in atto e dell’aumento dei prezzi. Il primo segnale è giunto due giovedì fà, quando i banchieri centrali europei hanno innalzato i tassi di un quarto di punto, portandoli all’1,25%; un livello ancora storicamente molto basso, soprattutto, molto più basso del tasso di inflazione, nettamente sopra il target del 2%.

L’aumento dei tassi di riferimento nell’Eurozona inevitabilmente ha determinato una crescita dei tassi Euribor a tre mesi, attualmente all’1,33%, i quali sono di riferimento per il calcolo dei tassi per i mutui, nella zona euro.

E così, dopo due anni di tassi fermi, coloro che hanno preso a prestito un mutuo a tasso variabile dovranno fare i conti con l’aumento della rata, che sarà più pesante soprattutto per i contratti stipulati più recentemente, dato che la quota capitale su cui gravano gli interessi è ancora molto alta. Per quanti, invece, hanno superato almeno la metà della durata del mutuo, l’aumento sarà molto contenuto e coloro che si trovano verso la fine del contratto subiranno aumenti quasi impercettibili, in quanto la loro quota capitale è ormai minima, e, quindi, saranno bassi anche gli interessi su di essa gravanti.

Va da sè che chi ha contratto un mutuo a tasso fisso non avrà ripercussioni sulla rata mensile, sebbene abbia pagato interessi più alti già negli anni passati, in considerazione dei bassi livelli dei tassi sul mercato.

E, tuttavia, è fuorviante il giudizio allarmistico delle associazioni dei consumatori, che parlano di stangata e di famiglie sul lastrico, perchè le faniglie italiane storicamente non hanno mai goduto di interessi così vantaggiosi sui mutui, come in questo periodo.

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