La Finlandia frena sul salvataggio del Portogallo

Non è rimasta senza conseguenze la forte affermazione di “Veri Finlandesi” alle elezioni finlandesi di un paio di settimane fa, il partito della destra, che vorrebbe una politica di maggiore rigore dell’Europa sull’immigrazione e contraria agli aiuti finanziari ai Paesi dell’Eurozona in difficoltà. Già in campagna elettorale, il leader di “Veri Finlandesi” lo aveva promesso: niente soldi dei finlandesi ai governi che si sono comportati male; una posizione che potrebbe essere smussata dalla necessità di formare un governo di coalizione con l’altro partito della destra conservatrice dell’attuale ministro delle finanze, il quale si è detto favorevole agli aiuti al Portogallo. Il nuovo governo ancora non c’è; si tratta tra le tre formazioni del centro-destra per arrivare a un accordo, al quale dovrebbe partecipare il partito dell’attuale premier in carica. Ma gli effetti della svolta a destra della Finlandia già si fanno sentire, se è vero che persino il Presidente dell’Eurogruppo, Juncker, ha dichiarato che sarà molto improbabile che si giunga a un accordo sul salvataggio di Lisbona, entro pochi giorni, aggiungendo che il problema non è il Portogallo, ma la Finlandia.

Il voto finlandese, infatti, è decisivo, perchè è necessario il sì di tutti gli stati per concedere gli aiuti. E, non essendoci ancora un nuovo governo in carica e il parlamento rinnovato, si dovrà prima attendere ciò che accadrà a Helsinki.

Quanto alle trattative in corso tra UE, Fondo Monetario Internazionale e Portogallo, pare che si sia giunti a un buon punto e un accordo potrebbe, in teoria, essere esitato a giorni. Proprio per ammorbidire la posizione del nuovo esecutivo finlandese, le condizioni imposte a Lisbona per accedere agli aiuti europei sono state inasprite, prevedendo impegni precisi di riduzione della spesa, del deficit, in favore della produttività e per un piano di privatizzazioni.

Nei giorni scorsi, i socialdemocratici all’opposizione avevano dato la loro disponibilità a non bloccare il piano presentato dal governo dimissionario di José Socrates, pur in un clima elettorale, essendo previste elezioni politiche anticipate per il 5 giugno prossimo, rese necessarie per la bocciatura del piano di austerità, presentato dal governo, da parte dei deputati di Lisbona, ma che adesso Bruxelles richiede venga concordato tra tutti i principali partiti portoghesi.

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