Oro da record spinto da dollaro debole

Nuovo record dell’oro, che sui mercati asiatici, ieri, a fine seduta veniva scambiato a 1540,85 dollari l’oncia. Un rialzo impressionante delle quotazioni, se si pensa che a gennaio, quando già l’oro si era fortemente apprezzato sui mercati, durante tutto il 2010, il metallo prezioso viaggiava sui 1400 dollari l’oncia. Un +10% da inizio anno, che segnala la debolezza del dollaro, valuta di quotazione, nonchè i timori degli investitori sull’andamento dei mercati, a causa delle tensioni in Nordafrica e in Medioriente che stanno mettendo in difficoltà quanti si occupino di previsioni sul futuro prossimo dell’economia.

La debolezza strutturale del dollaro è comunque destinata a contunuare anche nei prossimi mesi, a causa dell’aumento previsto del differenziale tra i tassi europei e quelli americani, che scoraggeranno in modo crescente gli investimenti in valuta americana.

C’è poi il fattore debito che pesa come un’incognita amara sull’Eurozona, con il caso preoccupante della Grecia, vicina a un default, e del Portogallo, prossimo a un piano di salvataggio.

In caso di ulteriori difficoltà di Atene, a venire risucchiati nel baratro ci sarebbero i sistemi bancari di Francia e Germania, in particolare, e dell’Inghilterra, in misura più esigua.

Anche per questo gli investimenti si stanno concentrando sulle materie prime come oro, argento, petrolio e alimentari, con una spinta speculativa, che alimenta il rialzo continuo delle loro quotazioni e tali da far lanciare l’allarme della Banca Mondiale e del G20 sulle possibili conseguenze negative di tali balzi.

E, tuttavia, la causa regina di tali balzi sta proprio negli USA e in quella politica accomodante sui tassi, che ingenera un biglietto verde debole sui mercati e, a cascata, tutta una serie di effetti.

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