Matteo Renzi, sindacati privilegiati e solo per anziani

Altro duro attacco del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che intervistato alla trasmissione “In mezz’ora”, di Lucia Annunziata su Rai 3, ha confermato le sue critiche a un altro blocco importante del consenso della sinistra, a cui ancora ufficialmente appartiene, ossia al sindacato italiano. Renzi, in occasione della festività del Primo Maggio, ha dichiarato che i sindacati italiani sono dei privilegiati, che intascano ogni anno centinaia di milioni di euro, senza che però rappresentino gli interessi dei lavoratori, soprattutto dei giovani. Il 54% degli iscritti al sindacato, continua Renzi, sono pensionati, quindi, questo dimostra come queste persone siano del tutto inadeguate a rappresentare gli interessi dei trentenni. Un attacco, che non potrà rimanere senza conseguenze all’interno della coalizione di centro-sinistra, che lo sostiene. Renzi precisa poi che dire questo non significa attaccare il sindacato in quanto tale, così come quando si dice che bisogna dimezzare il numero dei parlamentari, questo non significa attaccare il Parlamento.

Il sindaco fiorentino ritorna sulle polemiche per avere consentito l’apertura dei negozi in città per il Primo Maggio, ricordando maliziosamente che dopo avere subito gli attacchi ingiustificati e incomprensibili della Cgil, quest’ultima ha proclamato ben tre scioperi in città, quasi a volere rimarcare il clima di ritorsione che i sindacati avrebbero applicato verso di lui.

Le parole di Renzi giungono a qualche ora di distanza dalla manifestazione unitaria dei sindacati principali (Cgil, Cisl, Uil) ad Agrigento, con il segretario Cgil, Susanna Camusso, che aveva invitato dal palco gli altri sindacati all’unità, trovando freddezza nelle parole degli altri rappresentanti sindacali, che hanno dichiarato che l’unità del sindacato non è un fatto obbligatorio e che se si volesse davvero l’unità, bisognerebbe iniziare col firmare tutti insieme qualche contratto Fiat.

Parole, quelle di Angeletti e Bonanni, che dimostrano il clima di profonda divisione nel sindacato, con una Cgil relegata a megafono delle posizioni più oltranziste e massimaliste, anche in funzione politica, con una preclusione a discutere e trattare con l’attuale governo.

Anche le divisioni sulla possibilità di aprire i negozi il Primo Maggio confermano che non si può più parlare di sindacato unito, per cui anche la manifestazione di ieri può essere derubricata a un evento di profonda ipocrisia, una ritualità di cui l’Italia non ha più bisogno, e che non incontra più l’interesse della stragrande maggioranza dei lavoratori.

Impostazioni privacy