L’incognita Finlandia dietro gli aiuti al Portogallo

Il piano di aiuti al Portogallo è stato sbloccato, dopo settimane alla ricerca di un’intesa tra Ue, Fmi e BCE. Saranno 78 i miliardi che si riverseranno nelle casse dello stato lusitano, entro tre anni, e in cambio Lisbona dovrà garantire il rientro del deficit che al 2013 dovrà attestarsi sotto il 3% del pil. Al di là delle considerazioni prettamente economiche, il dato portoghese sta ponendo per la prima volta, da quando esattamente un anno fa si dava inizio al salvataggio della Grecia, il problema del consenso tra i governi e le popolazioni sugli aiuti agli stati in dissesto. Ovunque si voti, in Europa si assiste a un’avanzata spettacolare di quei partiti della destra, contrari alle politiche europee, ad esempio sull’immigrazione, ma ultimamente il tema forte delle campagne elettorali si sta spostando anche sui salvataggi di alcuni stati e delle loro banche con i soldi dei contribuenti europei.

Hanno sbagliato, fino ad oggi, i governi a considerare il tema degli aiuti ai Paesi in difficoltà come un problema da relegare ai vertici europei, perchè anche l’esito di alcuni importanti test locali e nazionali dicono che la questione sta a cuore di milioni di persone, che sfogano la rabbia crescente verso un’Europa eccessivamente appiattita sulle necessità di salvare chi ha sbagliato con il voto verso le formazioni più euroscettiche.

In Olanda da tempo sono in crescita i movimenti anti-Europa; così come in Francia il mese scorso il partito della destra, Front National, guidato da Marine Le Pen, ha riportato un evidente successo alle amministrative e vola nei sondaggi, attestandosi prima formazione per le presidenziali, mentre la popolarità e i voti per Sarkozy crollano verticalmente.

Nella stessa Germania, nonostante il boom economico dell’ultimo anno e mezzo, con un tasso di disoccupazione ai minimi da quasi venti anni, il governo federale della pur austera Angela Merkel viene punito alle urne regionali e comunali, per la rabbia dei tedeschi verso i salvataggi degli stati del sud dell’Europa.

Non ultimo, in Finlandia, la destra euro-scettica di “Veri Finlandesi” ha trionfato, portandosi al governo, sulla base di un programma contrario ai salvataggi. Il realismo politico suggerisce che la Finlandia, alla fine, dovrà fare i conti con le richieste europee e non potrà dire di no agli aiuti per il Portogallo; ma questa situazione è ormai giunta al capolinea, perchè difficilmente alcuni governi potranno continuare a giustificare salvataggi incomprensibili all’opinione pubblica. La recessione c’è stata per tutti, ma alcuni sono sprofondati per eccesso di lassismo e ora chiedono che altri paghino il conto per loro. Non era proprio questa l’Europa responsabile per cui sono stati fatti sacrifici.

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