Siria: prosegue repressione, ma tutti zitti

Mentre si rafforzano i bombardamenti della Nato in Libia, contro le truppe del colonnello Muhammar Gheddafi, che utilizzerebbe la violenza contro i ribelli insorti e contro la popolazione civile, malgrado in molte occasioni non vi siano immagini dirette degli scontri e dei massacri, c’è un altro stato, a qualche centinaio di chilometri dall’Europa, in cui il governo e il capo dello stato stanno dando vita a massacri e a violenze continue contro la popolazione civile, inerme e senza armi, che ha la sola colpa di partecipare a manifestazioni pacifiche di piazza, in cui si chiede libertà e democrazia: la Siria. Soltanto un paio di settimane fa, in occasione della giornata della collera, indetta per il Venerdì Santo, in tutte le principali città siriane erano state indette manifestazioni contro il violento e brutale regime di Bashir Assad, con il risultato di circa 300 morti (le cifre sono molto variabili), e una repressione paurosa del dissenso. Già allora la UE e gli USA avevano minacciato sanzioni economiche contro Damasco, se tali violenza non fossero subito cessate.

In questi giorni, tuttavia, non solo le violenze contro i civili proseguono, ma si aggiungono alla lista delle vittime altri 26 morti nella sola giornata di ieri, con centinaia di persone arrestate nei giorni scorsi, con l’accusa di essere traditori dello stato.

Il regime di Assad, che ha ereditato la stessa brutalità e lo stesso fanatismo del padre, da cui ha ottenuto il potere dopo la morte, si fà forte dello scudo iraniano, dato che la Siria può senz’altro essere considerata l’avamposto dell’Iran sul Mediterraneo.

Il regime di Assad difficilmente farà mai aperture reali al mondo occidentale, e la stessa promessa di aprire a una maggiore libertà della rete e di manifestare pacificamente, offerte in occasione della caduta dei regimi in Tunisia e Egitto, sì è rivelata un bluff, come evidenziano le immagini luttuose di queste settimane.

Incredibile, però, la politica dei due pesi e due misure, che la UE sta mettendo in pratica con Libia e Siria. Entrambi gli stati andrebbero puniti, se è vero che entrambi i regimi hanno commesso violenze gratuite contro i civili. Eppure, l’intervento contro il colonnello è stato immediato, mentre contro Assad si balbetta e si finge di non vedere.

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