Riciclaggio vale il 10% del pil in Italia

Dati agghiaccianti arrivano da Bankitalia, il cui vice-direttore generale, Anna Maria Tarantola ha rilevato come il riciclaggio di denaro sporco in Italia valga il 10% del pil, contro una media mondiale del 5%. Numeri che fanno impressione, perchè si tratta di una quantità imponente di flussi di denaro, pari a circa 160 miliardi di euro, in grado di influenzare l’economia in negativo.

A causa di questa quantità finanziaria esorbitante, afferma il vicedirettore di Bankitalia, la criminalità riesce a sedere nei cda delle società, influenzandone la gestione, riuscendo a distorcere la concorrenza e ad alterare il corretto funzionamento del libero mercato. Ed sono sempre più sofisticati i metodi utilizzati per pulire il denaro, in quanto il progresso della tecnologia offre maggiori e più rapide opportunità di farlo.

La Banca d’Italia, nel 2007, ha creato un’istituzione, che permette la segnalazione di attività illecite sospette. Dal 2007 al 2010, aggiunge Tarantola, il numero delle segnalazioni è triplicato, passando da 12500 del primo anno a 37000 del 2010. Una crescita che da un lato indica una certa disponibilità a collaborare con le istituzioni, ma dall’altro è molto negativo, dicono da Palazzo Koch, il fatto che la quasi totalità delle segnalazioni sia ad oggi provenuta da banche e istituzioni finanziarie, mentre sono nell’ordine di 223 le attività sospette segnalate dai liberi professionisti, come notai, commercialisti, avvocati, ragionieri, etc.

In ciò si conferma una certa diffidenza dei singoli individui verso il sistema, soprattutto in termini di garanzia di riservatezza. Il fatto sarebbe che molti rinuncerebbero a fidarsi di Bankitalia, per paura di non essere garantiti nella propria riservatezza (con timori di ritorsioni) o anche per non essere danneggiati nella propria credibilità professionale.

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