Presentata la richiesta del mandato d’arresto per Gheddafi

Luis Moreno Ocampo, procuratore capo della Corte penale internazionale, ha richiesto il mandato d’arresto con l’accusa di crimini contro l’umanità per Gheddafi, suo figlio Saif al Islam e per Abdullah al Senoussi, capo dei servizi segreti libici. Ocampo lo aveva già annunciato nei giorni passati, ma ora ha presentato la sua richiesta direttamente ai giudici della Corte. Secondo il procuratore capo è tempo di aprire un processo contro Gheddafi e i suoi. Ocampo ha dichiarato: “Abbiamo prove enormi: siamo praticamente pronti ad andare al processo”; a quanto pare si disporrebbe di prove evidenti che i tre svolgessero di sovente incontri per organizzare la repressione. Il procuratore ha poi aggiunto che “tutti i paesi hanno cooperato” con l’inchiesta da lui condotta per raccogliere prove su Gheddafi e gli altri due uomini implicati.

Il Raiss è stato accusato da Ocampo di aver pianificato attacchi contro civili, negli uffici e nelle case di costoro, con il chiaro tentativo di eliminare il dissenso. Infatti, sempre secondo Ocampo, Gheddafi redigeva abitualmente delle liste di obiettivi, cioè uomini che dovevano essere colpiti, organizzando poi delle riunioni con il figlio Saif e con il capo dei servizi segreti Senoussi, per pianificare la cattura o l’uccisione degli obiettivi designati. Da quanto risulta al procuratore, coloro che si trovano in queste particolari liste vengono “arrestati, imprigionati e torturati e poi spariscono nel nulla”; tutto ciò è per Gheddafi un modo “per preservare il suo potere assoluto”.

Il procuratore ha citato precisamente occasioni in cui si sono verificate le suddette violenze sui cittadini libici ed ha anche dichiarato di avere molti testimoni, anche se i libici lontani dalla loro patria “hanno paura, ma è il momento di fermare i crimini e parlare”. Qualora la richiesta di emettere un mandato fosse approvata, dovrebbero essere le autorità libiche ad occuparsi della cattura di Gheddafi.

Il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini, ha intanto dichiarato, durante la trasmissione televisiva “Mattino Cinque”: “Il regime di Ghieddafi ha le ore contate: non è solo quello che noi speriamo, ma ci sono messaggi che cominciano ad arrivare dal cerchio ristretto dei suoi fedelissimi. Alcuni di loro – ha continuato il ministro – hanno parlato sotto copertura e cominciano a dire che il colonnello cerca una via d’uscita onorevole: non essere ucciso e trovare un luogo dove ritirarsi e scomparire per sempre”. Secondo le parole di Frattini poi, la comunità internazionale starebbe cercando un modo per mandare il Raiss e la sua famiglia in esilio, permettendo alla Libia di costituire un proprio governo nazionale.

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