Strauss-Kahn resta in carcere, si cerca successore

Resta nel carcere di Rikers Island a New York l’ormai ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Arrestato due giorni fa con l’accusa di tentata violenza sessuale ai danni di una giovane cameriera di 32 anni, che si trovava in servizio nell’albergo in cui Strauss-Kahn alloggiava da un paio di giorni, il 62enne francese non ha potuto godere della libertà su cauzione, che gli è stata negata dal giudice, dopo evidenti graffi al torace e per la mancanza di accordi di estradizione tra gli USA e la Francia, che potrebbe mettere in pericolo la possibilità per la giustizia americana di fare il suo corso, in caso di fuga riparatoria in patria. Si sa che il detenuto eccellente ha una cella sua, non si troverebbe a contatto con altri detenuti, il che non implica che sarà sempre così, precisano dal penitenziario newyorkese.

Di fatto, Dominique Strauss-Kahn non è più alla guida del Fondo Monetario, passata a un dirigente generale facente funzioni, John Lipsky. E dall’organismo di Washington si tiene a chiarire che al momento in cui sarebbe avvenuto il tentato stupro, l’accusato non si trovava in albergo per svolgere il suo lavoro da capo dell’Fmi.

Una precisazione che ha tutta l’aria di chi vuole prendere le distanze dal caso, derubricato a “questione privata”. Ma la faccenda potrebbe avere ripercussioni anche piuttosto forti, dato che viene a mancare l’uomo che in questi giorni avrebbe dovuto assumere decisioni importanti, quali il sostegno ai piani di aiuti al Portogallo e alla Grecia, con occhi da europeo.

Una questione piuttosto complessa è ora quella della successione. La Francia avanzerebbe la richiesta di un altro suo uomo, in seguito all’uscita di scena preventiva del francese, ma non è detto che le cose vadano in questa direzione. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ad esempio, che proprio poche ore dopo l’arresto avrebbe dovuto incontrare Strauss-Kahn, ha rilasciato una dichiarazione in cui si dice convinta che ci siano buone ragioni affinchè il prossimo direttore generale sia ancora dell’Unione Europea. E non è un mistero che la Merkel volesse l’italiano Draghi a Washington e non alla BCE, ma la sua designazione ufficiale di ieri a governatore della BCE non rende possibile questo scenario. E chi lo sa se i tedeschi, delusi per non avere ottenuto la guida della Banca Centrale Europea, non pensino a un loro uomo al Fondo Monetario, dopo averne avuto uno fino a pochissimi anni fa.

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