Il flop elettorale scompiglia il partito: Pdl al corteggiamento dei finiani

Ha raccolto appena 872 preferenze alle comunali di Milano l’inventore della campagna contro i Pm di Milano, Roberto Lassini. Troppe o troppo poche a seconda dei punti di vista, certo nessun exploit per un personaggio controverso che aveva suscitato indignazione ed un “incidente diplomatico” tra il Pdl ed il Capo dello Stato a causa dei manifesti “Via le Br dalle procure“, atto per il quale è anche indagato per “vilipendio all’ordine giudiziario”. Lassini, prima sconfessato dalla Moratti, aveva poi ottenuto la grancassa dei giornali di Berlusconi ed il plauso della coordinatrice del partito, Daniela Santanchè, ed aveva di fatto rivisto le sue “irrevocabili” dimissioni nel caso alla fine fosse risultato eletto in consiglio comunale. Un tira e molla che esplicita tutte le contraddizioni ed il cattivo stato di salute del partito di Silvio Berlusconi, il quale paga in prima persona (con appena 28mila preferenze a fronte delle 53mila preventivate) una bruttissima campagna elettorale improntata a personalismi e colpi di teatro, con poca sensibilità e rispetto, evidentemente anche secondo i suoi stessi elettori, per i problemi veri della città di Milano.

In corso quindi febbrili incontri per ripartire da subito, per rimontare una situazione che appare seriamente compromessa, anche nel secondo turno. Un vertice urgente si è tenuto a casa di Letizia Moratti con Ignazio La Russa, il vice sindaco De Corato, Maria Stella Gelmini, il coordinatore regionale Mario Mantovani, il sottosegretario Luigi Casero, e l’europarlamentare Mario Mauro.

Il Ministro La Russa (in veste di coordinatore nazionale) non vuol sentir parlare di dimissioni del gruppo dirigente prima dei ballottaggi e sostiene (non si sa se ci creda davvero) che dal risultato del voto non ci saranno conseguenze sull’esecutivo nazionale. In ogni caso ammette che la situazione non è delle migliori e chiede esplicitamente il sostegno del Terzo Polo al secondo turno, già proprio i “traditori” che fino a ieri secondo Silvio Berlusconi dovevano finire spazzati via dal risultato della consultazione. “Giovedì ho organizzato un incontro a Milano con altri esponenti che non ci hanno appoggiato al primo turno”, ha detto La Russa. “Vogliamo capire quali errori abbiamo fatto. Dobbiamo fare anche un mea culpa. Ma ora si apre una partita nuova, tutta da giocare”. E sul caso Lassini è sbrigativo: “nostro errore di cui la sinistra ha approfittato”.

Durante la conferenza stampa i giornalisti hanno richiesto maggiori dettagli sui partecipanti ai prossimi incontri, mettendo fuori i nomi di Adolfo Urso e Andrea Ronchi di Futuro e Libertà, da tempo critici con la linea del neonato partito di Gianfranco Fini. “L’avete detto voi” risponde enigmatico La Russa.

Nelle prossime ore infatti Futuro e libertà ed il resto del Terzo Polo dovrebbero sciogliere le riserve sugli eventuali appoggi ai ballottaggi, comprese Napoli e Milano. Parrebbe che la linea ufficiale sia “libertà di coscienza” e la speranza del Pdl è che ciò causi una frattura interna con chi vuole tornare nelle braccia di Berlusconi. Duri scambi di battute si svolgono infatti da settimane tra Urso, Ronchi e Fabio Granata, quest’ultimo intransigente oppositore di ogni possibile accordo con Berlusconi. Anche dalle colonne de “Il Futurista”, settimanale di area Fli, proviene una indicazione molto chiara dal titolo “Ronchi e Urso verso l’ovile? Noi non ci stiamo”.

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