BCE minaccia, niente più soldi a banche greche

In questi giorni, stiamo assistendo senza clamore a uno scontro ai vertici europei tra i banchieri centrali della BCE e i vertici dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, che sostanzialmente rappresentano i governi europei. L’oggetto del braccio di ferro tra Francoforte e Bruxelles è la Grecia. Dopo che il governo Papandreou ha chiarito che non sarà in grado di rispettare gli impegni assunti da Atene, in termini di riduzione di deficit, e dopo che si è reso evidente che la Grecia non potrà accedere ancora per molto tempo ai mercati finanziari, dato l’elevatissimo tasso richiesto dagli operatori sui suoi bond, in Europa si discute apertamente di ipotesi di “default dolce”, sotto forma di allungamento delle scadenze sui titoli, in modo tale da dare ai greci il tempo di respirare.

Tale ipotesi vede la più netta avversione della Banca Centrale Europea, che teme il rischio che i mercati puniscano l’intera Eurozona e la moneta unica, con un’ondata di panico, che difficilmente potrebbe essere contrastata. Adesso, per bocca di un membro del comitato esecutivo della BCE, tale Juergen Stark, Francoforte minaccia esplicitamente e senza giri di parole di non erogare più prestiti al sistema bancario greco, se Atene dovesse procedere a una qualsivoglia forma di ristrutturazione del debito. 

Da Francoforte spiegano che non potrebbero essere accettati più titoli da parte di uno stato che ha proceduto a rinegoziare il suo debito, essendo essi considerati ad alto rischio e a bassa qualità. Uno scenario, che complicherà i giochi di quanti, forse con faciloneria, avevano nei giorni scorsi creduto di mascherare il problema del default greco, cambiandogli  nome. Per Atene, questa minaccia significa che il suo governo dovrà darsi da fare molto di più, per mettere in atto tutte le misure in grado di ridurre la spesa pubblica. Ma la credibilità della politica greca è prossima allo zero.

Impostazioni privacy