Grecia, si lavora a nuovo prestito con garanzie

Dopo la bocciatura della BCE a un’ipotesi di “default dolce”, che di fatto sarebbe mascherato da un allungamento delle scadenze sul debito pattutito, in Europa si starebbe prendendo atto dell’impossibilità di ricorrere a questo strumento, cercando soluzioni alternative. Uno scontro con Francoforte, infatti, non sarebbe auspicabile, nè sotto il profilo dell’opportunità politica, nè riguardo agli umori dei mercati, che mal digeriscono contrasti ai vertici di comando, ossia di coloro che dovrebbero gestire la politica monetaria e finanziaria di una zona.

Ecco, dunque, che si starebbe ripescando il piano di aiuti da 60 miliardi circa, il cui varo era stato annunciato un paio di settimane fa, ma poi prontamente smentito, anche per le resistenze di stati come la Germania, o di recente la Finlandia, in cui l’opinione pubblica attacca a testa bassa tali eventualità.

Il piano garantirebbe la copertura delle esigenze finanziarie della Grecia fino a tutto il 2013, così Atene potrebbe affacciarsi sui mercati finanziari solo nel 2014, quando la situazione del deficit dovrebbe essere già molto meno gravosa di quella odierna. In particolare, nel 2012 sarebbero 31 i miliardi a disposizione di Atene e 26 miliardi per il 2013.

Ma nel frattempo, oltre a forti misure di riduzione strutturale del deficit, Atene dovrebbe procedere con un piano di privatizzazioni, per almeno 50 miliardi di euro, pari a un quinto del valore complessivo potenziale di tutte le privatizzazioni greche fattibili. 

L’altra mossa consisterebbe nel convincere le banche esposte con la Grecia (soprattutto tedesche, francesi e britanniche) a non riscuotere i bond alla scadenza, ma di rifinanziare il debito, in modo da concedere più tempo ad Atene. Un pressing sul sistema bancario, che potrebbe essere la contropartita di una qualche forma di agevolazione, magari di natura fiscale.

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