Parmalat, cda dubbioso su Opa Lactalis

Il consiglio di amministrazione di Parmalat, questa settimana, ha dovuto esprimere un suo giudizio sull’offerta pubblica di acquisto lanciata dai francesi di Lactalis sul gruppo di Collecchio. Come già avevamo documentato, la valutazione del cda presieduto dall’ad Enrico Bondi è stata negativa, per varie ragioni.

Partiamo dal prezzo: i francesi offrono 2,6 euro per azione. Il cda valuta tale prezzo non congruo, dopo essersi avvalsi di Goldman Sachs come advisor. Applicando diversi metodi, secondo gli amministratori di Parmalat, come il “disconted cash flow” (in sostanza, i flussi di cassa scontati per un numero tendenzialmente illimitato di anni, a un certo tasso) il prezzo sarebbe tra i 2,53 e i 3,10 euro, per cui i 2,6 euro offerti sarebbero appena nella soglia minima del range. Altri metodi, come i “multipli di operazioni selezionate” darebbero risultati simili, tra 2,56 e 3,17 euro ad azione; infine, ricorrendo alle Opa precedenti per casi simili, il premio andrebbe da 2,71 a 3,14 euro.

Insomma, per Collecchio i francesi si sarebbero tenuti troppo bassi, per cui Goldman Sachs non ha rilasciato la dichiarazione di “fairness opinion”.

Oltre al prezzo, a non convincere il cda è poi il piano industriale, dato che i Paesi in cui l’operazione Parmalat si concentrerebbe mostrerebbero bassi tassi di crescita, così come sul fronte prodotti, ci sarebbe uno sbilanciamento eccessivo sul latte, con il rischio che le oscillazioni della materia prima possano creare situazione di difficoltà, in termini di capacità di rimborso del debito, di investimenti e di remunerazione adeguata degli azionisti.

E’ evidente, si legge nella nota, che ogni azionista procederà a valutazioni personali sulla congruità dell’offerta di Lactalis.

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