Siria e Yemen in fiamme, escalation di violenza

Oltre alla Libia, da mesi lacerata da una guerra civile interna e dai bombardamenti della Nato, che pare starebbero determinando la fine dell’ultraquarantennale regime di Gheddafi, altri due stati vivono situazioni drammatiche, aggiungendosi alla lista dei Paesi arabi nel caos, dato che lo stesso Egitto del dopo-Mubarak non sembra avere ritrovato armonia e coesione nazionali. Parliamo di Siria e Yemen. A Damasco, gli ultimi due giorni sono stati insanguinati, con un numero complessivo di oltre 60 morti, dopo il massacro (l’ennesimo) avvenuto nelle piazze, in seguito alle proteste ormai rituali dopo il venerdì di preghiera. Sarebbero 44 i morti, a causa della violenta repressione della polizia, mentre il regime di Assad parla di 17 vittime tra i poliziotti, che definisce “eroi”. Complessivamente, dunque, il numero delle perdite umane solo la sera del venerdì sale a oltre 60, mentre durante i funerali di una decina di manifestanti uccisi, altre cinque persone sarebbero state uccise dalle forze di polizia, in un’escaltion di violenza, che fà registrare oltre 400 morti, da quando gli scontri sono iniziati quasi un mese fa.

Le richieste della popolazione civile sono sempre le stesse: pane, libertà e democrazia. Ma su questi punti il brutale regime di Assad non intende sentirci e lo sta dimostrando a colpi di arma da fuoco, con o senza le inutili sanzioni europee.

Un altro stato che rischia di sprofondare nel caos è lo Yemen, che sebbene non stia vivendo la stessa drammaticità di Damasco, in queste ore, tuttavia, vede aumentare il livello dello scontro interno, con centinaia di oppositori che stanno bloccando le strade della capitale Sana’a, in segno di protesta contro il rifiuto del Presidente Saleh, al potere dal 1979, di dimettersi, per dare vita a nuove elezioni democratiche.

Per l’ennesima volta, questa settimana, Saleh ha prima annunciato di firmare un accordo, presentato dal consiglio degli stati del golfo, salvo poi respingerlo all’ultimo minuto, esacerbando gli animi della popolazione civile, stanca di vederlo al potere da decenni.

Sulla questione è intervenuta pure il Segretario di Stato USA, Hillary Clinton, che ha invitato Saleh a firmare l’accordo e a lasciare la presidenza, come più volte promesso, ribadendo che gli americani vogliono uno Yemen unito, prosperoso e pacifico.

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