Fmi, Svizzera molto fredda su candidatura Lagarde

Dopo avere incassato l’appoggio ufficiale di Italia e Gran Bretagna, nonchè le aperture significative da parte della Germania, il Ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde, sarebbe in pole position, per la guida del Fondo Monetario Internazionale. Entro il prossimo 30 giugno, infatti, si dovrà eleggere il nuovo direttore generale, dopo che l’ex numero uno dell’organismo di Washington, Dominique Strauss-Kahn, ha dovuto dimettersi, in seguito al suo arresto per un presunto stupro ai danni di una 32enne cameriera di un albergo in cui alloggiava a New York.

La sfida è affascinante, perchè coinvolge un dibattito tutt’altro che chiarito. Un accordo non scritto tra USA e Paesi europei vuole che la guida dell’Fmi vada sempre a un uomo europeo e anche questa volta, dunque, la tradizione dovrebbe essere rispettata. Tuttavia, la Svizzera, che è parte del board del Fondo Monetario, ha già fatto sapere, per bocca del suo rappresentante René Weber, che non è disposta ad accettare a priori l’idea che debba essere eletto un europeo.

Pertanto il voto svizzero non è affatto scontato, anzi è lo stesso Weber a chiarire che dal suo punto di vista, l’Europa uscirebbe indebolita, dagli ultimi mesi. Il Fondo Monetario, infatti, aggiunge Weber, ha dovuto salvare ben tre stati europei (Grecia, Irlanda e Portogallo) e questo non ci porrebbe nella condizione di alzare la voce, al contrario delle economie emergenti, che avrebbero acquisito una certa consapevolezza del loro ruolo internazionale.

Con la Svizzera o senza di essa, Christine Lagarde potrebbe farcela lo stesso. La mossa elvetica ha tutta l’aria di essere una ritorsione contro le richieste pressanti della UE a una maggiore collaborazione di Zurigo, in termini di informazioni sui movimenti di capitali, oltre che un segnale verso stati come la Cina, che potrebbero esportare parecchio denaro verso le banche svizzere.

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